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Il Clan

Regia di Pablo Trapero vedi scheda film

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La recensione su Il Clan

di obyone
8 stelle

 

Gastón Cocchiarale, Peter Lanzani, Inés Popovich, Guillermo Francella

Il Clan (2015): Gastón Cocchiarale, Peter Lanzani, Inés Popovich, Guillermo Francella

Peter Lanzani

Il Clan (2015): Peter Lanzani

 

Arquímedes Rafael Puccio seppe far leva su una disciplina rigorosa e sul complesso d'inferiorità palesato dai figli per tenere a galla un sistema professionale di efferato cinismo che durante il regime militare argentino si macchiò di svariati crimini in nome del "Proceso de Reorganización Nacional" che avrebbe dovuto ripulire la società argentina dal comunismo e promuovere un modello socio-economico neo-liberista di stampo statunitense. Sotto la supervisione del segretario di stato americano Henry Kissinger e del presidente Richard Nixon, tale modello non si faceva scrupolo di utilizzare strumenti, per così dire, coercitivi per raggiungere gli obiettivi esplicitati nella celebre "Operazione Condor" votata a debellare la piaga del marxismo nell'intero continente latino.

Puccio potè mettere in atto qualsiasi illecito sotto la protezione dell'esercito argentino, di cui egli stesso faceva parte quale membro del "Batalon de Inteligensia 601". Privi di antagonisti Puccio e la sua equipe ebbero vita facile ma quando il processo di democratizzazione iniziò a far girare i propri ingranaggi quella tronfia sicurezza che lo rendeva invincibile non fu più sufficiente ad eludere un cambiamento di grande portata che iniziò a farsi largo con l'insediamento del presidente eletto Raúl Ricardo Alfonsín, il primo dopo 8 anni di dittatura. "Quanto mai potrà durare un governo radicale?" Il tono della domanda postagli era chiaramente ironico ma Puccio non seppe cogliere la mancanza di lungimiranza ed i pericoli insiti dietro quel punto di domanda. Era come chiedere se uno Stato capace di traghettare nel futuro il Paese secondo valori programmatici come l'eroismo, il patriottismo, l'ordine pubblico, la chirurgica organizzazione burocratica degli apparati statali potesse perdere il controllo del proprio operato. Giammai sarebbe potuto succedere. Nemmeno la sconfitta militare delle Malvine zuccherata dai roboanti annunci del generale Galtieri o il consiglio di un collega di muoversi con somma prudenza, tra le file di un esercito non più fedele agli antichi principi, spinse l'Archimede argentino a più miti consigli. Che fosse per il paese, per l'esercito in cui credeva, o per vile pecunia, Puccio continuò a fare quello che gli riusciva meglio: estorcere danaro ed ammazzare.

Pablo Trapero ha raccontato l'epopea della famiglia Puccio coinvolta nei rapimenti e nelle estorsioni organizzate ai danni di facoltosi personaggi invisi all'esercito. Nel gioco di ripulire l'Argentina dal nemico socialista Puccio scriveva lettere di estorsione firmate "Frente de Liberacion Nacional" mentre nascondeva le vittime dentro casa in attesa dell'imminente riscatto. In quella casa Arquímedes aiutava la figlia con la matematica, recitava la preghiera di ringraziamento prima dei pasti, massaggiava le spalle della moglie Epifania o semplicemente ringraziava il figlio Alejandro con tono da burocrate per il lavoro svolto al suo fianco. Trapero ha raccontato la dolorosa storia argentina senza girotondi di abuele in Plaza de Mayo, senza chicos rubati e adottati, senza elettrodi applicati ai genitali o corpi gettati nel Pacifico. Pablo Trapero ha scelto una casa e ha immortalato la quotidianità spicciola in una partita a carte, in un pollo spartito per cena, nei litigi tra sorelle. Trapero ha aperto una porta e vi ha trovato l'orrore che si credeva confinato nelle caserme di polizia, rievocate nella loro brutale efficienza dall'alto cancello aperto e chiuso da Alejandro all'arrivo dell'ostaggio di turno, opportunamente imbavagliato e incappucciato. La famiglia Puccio e la sua casa sono stati, per il regista, lo specchio omertoso e vigliacco del Paese. Puccio diresse la famiglia con pugno di ferro come i militari ma, nonostante il potere esercitato sulla famiglia, non fu in grado di imporre il proprio disegno alla totalità dei figli. Nel film non sono state girate scene in cui tutti i ragazzi fossero attorno alla stessa tavola ed il ritorno di Daniel in seno alla famiglia e alle dipendenze del padre è stato vanificato dalla fuga del dissidente e pacifico Guillermo capace di intuire la deriva del potere paterno come molti cittadini a proprie spese intuirono la scelleratezza del regime. Trapero ha posto l"attenzione sui contrasti, ha lambito appena la violenza fisica ma ha descritto meticolosamente quella psicologica nel disagio di Alejandro, Adriana e Silvia succubi delle manipolazioni paterne e della totale amoralità della madre. Il ritmo del racconto è serrato e nel privilegiare i primi piani di un intenso e agghiacciante Guillermo Francella altalena momenti drammatici a scene di quiete famigliare fino all'epilogo in cui la deflagrazione degli eventi lascia intorbiditi. La narrazione è supportata da una superba recitazione e da un sound azzeccato che ci rammenta continuamente l'apporto americano alla tragedia dell'America Latina. Grande film, giustamente tributato col premio alla regia alla Mostra di Venezia, che ha un apporto fondamentale nella regia asciutta e tesa di Pablo Trapero, capace di elaborare la propria  corrosiva visione del reale in sequenze da copogiro davanti allo specchio, o dentro una macchina appannata dal sudore del sesso mentre un vaso di creta gira a vuoto, una TV sborbotta davanti ad una coscienza dilaniata ed una buca viene riempita coi resti di un paese in ginocchio.

 

TIMVISION

 

Guillermo Francella

Il Clan (2015): Guillermo Francella

Inés Popovich

Il Clan (2015): Inés Popovich

 

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