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Il Clan

Regia di Pablo Trapero vedi scheda film

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La recensione su Il Clan

di alan smithee
8 stelle

72° FESTIVAL DI VENEZIA - CONCORSO
Un Padrino argentino sbarca in laguna grazie al bel film, concitato e girato con gran perizia, di Pablo Trapero, regista che raramente sbaglia un colpo sin dai suoi esordi col piccolo-grande Mondo Grua.
Seguiamo qui le gesta infami e scellerate di un apparentemente stimato padre di famiglia, benestante e positivamente conosciuto in San Isidro, quartiere borghese in Buonos Aires. Scopriamo presto infatti che l'agiatezza con cui condivide una vita familiare di buon livello assieme ai cinque figli e alla moglie, è frutto di violenti rapimenti a scopo di estorsione, odiosi ed insopportabili in quanto quasi ogni volta le degenerate gesta si concludono con l'uccisione dell'ostaggio non appena la famiglia si convince a cedere al ricatto e a pagare il riscatto.


Mentre moglie e figlie sono praticamente allo scuro di tutto, ed un figlio minore decide di dileguarsi per non sapere, ecco che il degenerato capo famiglia, che risponde al nome di Arquimedes Puccio, inizia a cercare la collaborazione del figlio maschio maggiore, che, per debolezza o per comodità, inizia pian piano a rendere il suo contributo nei sequestri, ottenendo in cambio le risorse necessarie per entrare a far parte, con successo, nella squadra nazionale di rugby. Dagli anni '80 e per oltre un decennio, i Puccio danno vita ad una serie di sanguinose operazioni di estorsione che fruttano ingenti ricchezze alla famiglia, operazioni che una regia attenta e precisa ci documenta con un realismo quasi disturbante ed un ritmo, una furia, una caratterizzazione del leader dell'azione, che ricorda senza plagiarli, certi gangster movies notissimi di Scorsese. 


Merito anche della resa attoriale del protagonista ed ideatore dei sanguinosi sequestri: la parte di Puccio senior, nelle mani di un gigante d'attore come Guillermo Francella (nei suoi confronti è più che plausibile annovararlo tra i più meritevoli assegnatari della Coppa Volpi come miglior interprete), è uno degli elementi fondamentali e vincenti della pellicola: sguardo gelido da killer implacabile, da rettile che non dà tregua, Puccio combatte fino in fondo la sua battaglia anche quando gli elementi per potersi scagionare risultano pressoché nulli e la sua posizione diventa indifendibile.
Una mattanza che troverà un suo sanguinoso epilogo dopo quasi due ore di thriller asciutto e concitato: Trapelo si trasferisce al genere, anche a costo di mettere da parter (non certo di perdere) l'autorialità conquistata in tanti anni di cinema d'impegno: ma lo sforzo ed il risultato sono anche in questo caso più che positivi.

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