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Il figlio di Saul

Regia di Laszlo Nemes vedi scheda film

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La recensione su Il figlio di Saul

di alan smithee
8 stelle

FESTIVAL DI CANNES 2015 - CONCORSO - GRAND PRIX SPECIALE DELLA GIURIA - OSCAR 2016 COME MIGLIOR FILM STRANIERO 

 

"Saul fia" (questo il suo titolo originale) è una notevole opera prima: una circostanza questa, non frequente in un festival: esordire ed essere già ammessi nella sezione principale, concorrendo dunque, in questo caso, oltre al premio principale, anche all'ambita “Camera d'Or”, premio destinato alle opere d'esordio e che vede battersi tutti i film appartenenti a tale categoria, di qualsiasi sezione, pure quelli della Quinzaine, per sua natura poco avvezza alle premiazioni.

 

Géza Röhrig

Son of Saul (2015): Géza Röhrig

 

Il film ungherese di Laslo Nemes racconta una straziante vicenda che vede protagonista un ebreo addetto all'incenerimento dei cadaveri che sono stati gassificati nelle tragiche camere della morte ove in massa gli ebrei venivano condotti con la subdola promessa di una doccia.

Un lavoro che consentiva a questi disgraziati - sottoposti ad una turpe ed orribile mansione, e tradendo così facendo i membri della stessa razza e religione, condotti alla morte con l'inganno e subdolamente - di sopravvivere qualche mese od anno, prima di essere pure loro mandati a morte.

Durante la pulizia di una doccia l'uomo scorge il corpo di un bambino miracolosamente sopravvissuto al soffocamento. Purtroppo la circostanza non consente al piccolo di sopravvivere, ma da quel momento per l'uomo - che considera quel bimbo come si trattasse di suo figlio - scatta il dovere impellente di sottrarlo dalla camera delle sezioni mediche, impedendo che il suo corpo giovane ed intonso venga smembrato per turpi esperimenti; Saul si prodiga invece affinché quel corpicino smunto venga destinato ad una più degna sepoltura, circostanza negata agli altri, bruciati e le ceneri dei quali disperse in ogni luogo possibile. E cercando inoltre di assicurare al piccolo una cerimonia officiata da un rabbino.

Inizierà per l'uomo una epopea senza fine, contraddistinta da sotterfugi e commerci sottobanco di ogni tipo per portare a termine quel proposito morale e materiale in un territorio devastato dall'orrore e dalla brutalità senza ritegno.

Il film ha il potere di devastare e di tuffarci di getto in un orrore indicibile che lascia a bocca aperta anche quando ormai si crede di sapere o di aver visto tutto riguardo ad uno degli orrori più efferati della storia umana di ogni tempo.

Un film ricco di una idea di regia notevole che vede, per molteplici esigenze o necessità, la macchina da presa puntata quasi esclusivamente sul volto o sul corpo del protagonista, lasciando sfocato ogni altro particolare: circostanza pratica e formale interessante che da un lato consente al regista di rendere credibile la rappresentazione di stermini di massa e di montagne di carne inanimata che possa risultare credibile ricordando le immagini sconvolgenti dei cadaveri smunti e smagriti delle persone condotte allo stremo ad una morte in massa; dall'altro all'esigenza formale di rappresentare come i contorni siano stati negati ad un popolo intero che diventa carne da macello per un altro popolo trasformato in mostro sanguinario dalla follia di pochi da parte di una massa che non ha saputo né voluto (o potuto) opporglisi.

Saul fia è uno dei film più terrificanti, tragici e toccanti  visti al Concorso, ed il premio prestigioso ottenuto, appare coerente, doveroso, probabilmente inevitabile, certamente meritato.

Anche il Premio Oscar 2016 come miglior film in lingua non inglese è un riconoscimento pertinente che sento di poter condividere.

 

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