Espandi menu
cerca
Il figlio di Saul

Regia di Laszlo Nemes vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Tato88

Tato88

Iscritto dal 21 novembre 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 15
  • Post 19
  • Recensioni 367
  • Playlist 1
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Il figlio di Saul

di Tato88
8 stelle

Il tema dell'olocausto è stato sviscerato da molti punti di vista e sotto molteplici aspetti. Il bravo Laszlo Nemes ha pensato che ne mancasse ancora uno all'appello, e certamente non ha tutti i torti in quanto i membri del Sonderkommando (lavoratori nei campi di sterminio scelti tra gli stessi deportati e addetti alla gestione dell'ingresso nelle camere a gas e successiva pulizia delle stesse, trasporto dei cadaveri nei crematori e smaltimento delle ceneri), è sempre rimasta nel background delle innumerevoli opere a tematica nazista nonché una piccola postilla delle lezioni scolastiche. Peccato solo che il regista abbia deciso di raccontarci l'esperienza di un membro molto particolare, più votato al raggiungimento del suo scopo personale (psicologicamente comunque molto complesso) piuttosto che a fare i conti con la propria coscienza o addirittura che a garantire la sua stessa sopravvivenza. Purtroppo Géza Röhrig, per quanto calato nella parte non è in grado di reggere con la sua inespressività un carattere che poteva essere molto complesso, e invece risulta mentalmente instabile lasciando la ricostruzione storica totalmente in secondo piano. E quando dico in secondo piano, intendo proprio nello sfondo del costante primo piano di Saul su cui l'autore realizza il film in tutta la sua interezza, attraverso strabilianti e lunghi piani sequenza che seguono la schiena marchiata con la croce rosso sangue che contraddistingue il Sonderkommando, girato in un rigorosissimo 50mm che lascia inquietantemente sfocato il campo di sterminio. Si è portati istintivamente ad allungare il collo per sbriciare oltre le spalle di Saul che con schiena curva e sguardo basso cammina in mezzo agli orrori di Auschwitz, ben sapendo che il suo turno potrebbe arrivare da un momento all'altro. Allora il regista, allo scopo di esasperare ulteriormente lo spettatore decide con grande risolutezza di adottare un più ristretto formato in 4:3 così da lasciare ancora meno spazio all'ambientazione. E il risultato è un film di enorme impatto visivo ed emotivo e cinematograficamente molto potente. E non pensiate che la tecnica adottata sia atta a far fronte ad un budget presumibilmente basso. No, i treni con i convogli d'epoca, le centinaia di comparse in costume, gli incendi, i fiumi e le esplosioni sono tutte lì. Quindi non si può far altro che lodare la disciplina e il coraggio del regista per aver saputo raccontare una storia tristemente molto nota da una prospettiva decisamente inedita e originale. 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati