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The Visit

Regia di M. Night Shyamalan vedi scheda film

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La recensione su The Visit

di GIANNISV66
6 stelle

A M. Night Shyamalan bisognerà sempre essere grati per averci regalato due capolavori della levatura de Il Sesto Senso e The Village. Ma, guardando la questione da un altro punto di vista, queste due pellicole straordinarie rischiano di rivelarsi una zavorra per il regista indo-statunitense, che da anni ormai non riesce più a sfornare produzioni a quei livelli d'eccellenza.

E così dopo una serie di opere che nel migliore dei casi non sono andate oltre ad una dignitosa sufficienza, ecco il nostro Manoj tornare in quella Pennsylvania che aveva fatto da sfondo, sia pur in due contesti differenti (uno prettamente urbano, l'altro rurale) alle due opere sopracitate, per ritrovare l'ispirazione dei tempi migliori.

Il risultato è questo The Visit, produzione a basso budget ma di qualità più elevata rispetto alla media di operazioni analoghe, e tuttavia non del tutto riuscito.

 

Due adolescenti (Rebecca e Tyler) vengono mandati dalla mamma in visita ai nonni che non hanno mai conosciuto, avendo questi rotto i rapporti con la figlia da ben quindici anni, a causa della decisione della stessa di coronare il suo sogno d'amore con un uomo più vecchio e dunque inviso alla famiglia.

I nonni riescono però a rintracciare la donna (che si è peraltro separata) e le chiedono di poter conoscere i nipoti, richiesta che viene accolta anche perché nella vita della madre dei due ragazzi è entrato un nuovo compagno, e l'occasione si rivela buona per trascorrere con lui una breve vacanza in crociera.

Rebecca (Olivia DeJonge, la miglior sorpresa del film) ha la passione delle riprese video e vuol cogliere l'occasione per realizzare un documentario sui nonni e sugli anni giovanili della mamma, facendosi aiutare dal fratellino Tyler (Ed Oxenbould, in un ruolo decisamente meno riuscito rispetto a quello della “sorellina”), espedienti questi grazie ai quali Shyamalan utilizza la tecnica del found footage con riprese effettuate da due telecamere diverse anziché da una sola, e riuscendo così a dare una certa vivacità alla narrazione oltrepassando i limiti legati a quella tecnica cinematografica.

La narrazione è basta su un progressivo aumento della tensione, dalle prime inquadrature molto serene (la mamma che si racconta, il viaggio in treno allietato da un ferroviere che asseconda Tyler nelle sue manie di rapper, l'arrivo alla casa dei nonni immersa in un paesaggio agreste) si passa ad una serie di situazioni  da cui si intuisce che la faccenda che non è così tranquilla come sembra, con un crescendo di stranezze da parte dei due anziani che generano una inquietudine sempre maggiore nei ragazzi.

Fino a un colpo di scena micidiale che riesce a riportarci per un attimo al miglior Shyamalan, che peraltro , nel complesso di quello che è il risultato finale, qui purtropo non troviamo.

 

Intendiamoci, l'inventiva non manca, oltre al colpo di scena sopra ricordato (e di cui ovviamente non diciamo nulla), non si possono non evidenziare i richiami al mondo delle favole (la scena della pulizia del forno è un chiaro riferimento ad Hansel e Gretel), una autentica dichiarazione di intenti da parte del regista (e del resto che cos'era The Village se non una meravigliosa favola nera?), né manca l'abilità nella tecnica, cosa che gli permette di fare un film di levatura qualitativa superiore rispetto alle altre produzioni basate sul found footage, come del resto si era già detto poco sopra..

Tuttavia quella progressione della tensione di cui si diceva poche righe più in alto non riesce ad aver una crescendo lineare e costante, non mancano i colpi a vuoto e certi intermezzi pseudo-musicali del (diciamola tutta) antipaticissimo fratellino di Rebecca anziché dare un connotato di freschezza si rivelano irritanti e fuori luogo.

Per non parlare di un finale allungato eccessivamente dopo il colpo di scena risolutivo.

Insomma l'ingranaggio non gira come dovrebbe, quelle cadenze precise e quella perfetta scelta di tempi che avevano contraddistinto i due capolavori sopra ricordati qui sono purtroppo lontani.

In conclusione lavoro più che dignitoso, che potremmo definire interessante se fosse opera di un esordiente. Ma considerato che qui c'è la firma di M. Night Shyamalan francamente non si può andare oltre una risicata sufficienza.

 

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