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Urga - Territorio d'amore

Regia di Nikita Mikhalkov vedi scheda film

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La recensione su Urga - Territorio d'amore

di passo8mmridotto
7 stelle

Prima di addentrarci nelle magiche atmosfere di questa favola firmata da Nikita Michalkov, è necessario definire il significato di "Urga". La "urga" è simile a un lazo, fissato alla sommità di una lunga pertica, e serve per catturare selvaggina per il sostentamento di esseri primitivi. Ma serve anche a segnalare il punto della steppa in cui sta avvenendo un accoppiamento d'amore, perchè non venga disturbato.

Quando Gombo, un allevatore di bovini, pecore e cavalli che vive con la sua famiglia nella steppa della Mongolia Cinese, cerca di avere un rapporto sessuale con sua moglie Pagma, lei lo respinge, perchè teme di restare incinta per la quarta volta. I due infatti hanno già tre figli, il massimo consentito dalla legge cinese.

Nella loro vita è presente anche la anziana madre, Babouchka, che provvede alle faccende domestiche.

Il rifiuto di Pagma turba i sonni di Gombo, sino a quando nella loro casa arriva Sergei. L'uomo, un operaio russo, ha avuto un incidente mentre si trovava alla guida di un camion. Un colpo di sonno, l'uscita di strada nei pressi della capanna di Gombo, e la richiesta d'aiuto.

Sergei è accolto generosamente, viene curato e assistito, e in breve familiarizza con l'intera famiglia di Gombo.

L'uomo si adatta allo stile di vita quasi primordiale dei mongoli, ma comincia a spiegare loro come le popolazioni, specialmente quelle più vicine alle grandi città, si siano evolute.

Gombo confida a Sergei la sua unica pena, quella di non avere più rapporti intimi con sua moglie, e Sergei gli spiega che ormai la cosa può essere superata con l'uso dei profilattici. Pagma, incuriosita, prega Gombo di recarsi nella città più vicina, accompagnato da Sergei, per acquistarne una buona scorta.

Gombo però si vergogna di chiedere i preservativi, e, affascinato dalle tante opportunità offerte dal consumismo, acquista una bicicletta e un televisore e fa ritorno a casa. A Pagma dirà che gli anticoncezionali erano introvabili.

Pagma probabilmente capisce il piccolo dramma che sta vivendo Gombo, e decide di accoppiarsi con lui: nascerà il quarto figlio.

Michalkov ambienta questa bellissima storia d'amore nella sconfinata steppa mongola. I paesaggi sono straordinari, i cieli  cambiano continuamente colore, colpiscono la vastità dei territori e le sue solitudini.

Appare evidente il suo tentativo di aprire una riflessione sulla difficoltà di far convivere popoli e culture diverse: il quarto figlio di Gombo e Pagma, una volta cresciuto,racconta alle nuove generazioni tutto quello che i suoi genitori gli hanno trasmesso sul suo popolo, senza volerne fare una analisi antropologica.

Semmai, c'è il rammarico che al posto dell' "urga", nella steppa "territorio d'amore", si ergono le ciminiere dell'era industriale.

 Ottima prova di Nikita Michalkov, già noto per i suoi precedenti lavori, tra i quali "Schiava d'amore",1976 - "Oblomov", 1979 -

e il più conosciuto "Oci ciornie",1987.

 

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