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Dheepan - Una nuova vita

Regia di Jacques Audiard vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Dheepan - Una nuova vita

di laulilla
7 stelle

Discussa Palma d’oro a Cannes nel 2015.

 

 Dheepan  (Jesuthasan Antonythasan)  è un guerriero Tamil dello Sri Lanka,  che ha perso tutto per effetto dell’orribile guerra civile che ha devastato il suo paese.

Ora – che ha salvato la pelle – lo troviamo nel campo di raccolta dei profughi gestito da un’organizzazione umanitaria, che aiuta come può chi è rimasto come lui senza casa, senza famiglia, senza amici.

Di lì egli vorrebbe andarsene velocemente, il più lontano possibile, per non essere risucchiato dalla spirale di odio e di vendetta feroce in cui era incappato, anche per effetto delle proprie scelte irriflessive.


Spetta, però, alle famiglie con figli la precedenza per le migrazioni regolari verso la Francia organizzate con cura dai volontari del campo;  purtroppo la famiglia di Dheepan non esiste più.

Egli decide, dunque, di metterne insieme, casualmente, una accordandosi con una giovane donna, Yalini (Kalieaswari Srinivasan), mai vista prima – anche lei desiderosa di andarsene presto – e accettando anche Illayal (Claudine Vinasithamby), una bimba di nove anni, portata a lui dalla zia che l’aveva accolta alla morte dei genitori, ma che non può occuparsi di lei.

A Dheepan sarebbe stato abbastanza facile impadronirsi dei documenti (falsi) occorrenti per l’espatrio, frugando fra  gli abiti dei morti, accatastati ai margini del campo: per lui, come per tutti, emigrare significa anche rinunciare a sé e al proprio passato.

 

La destinazione della finta famiglia è un alloggio malandato nella banlieu parigina di Pré, località di brutti e anonimi casermoni, dove, almeno, finalmente, scorre acqua potabile, come osserva subito la piccola Illayal, quando vede con una certa preoccupazione Yalini bere al rubinetto della cucina!


Il lavoro da custode che Dheepan ottiene subito - come quello da badante per Yalini - in un caseggiato proprio di fronte sembra costituire la premessa per una vita finalmente tranquilla per tutti e tre: la bambina, che non può lavorare, andrà a scuola, come prevede la legge francese.

 

Non tutto fila liscio, però, perché subito emergono tensioni e malumori all’interno e all’esterno del gruppo familiare: il ruolo materno non si addice a Yalini, che è assai giovane, non vuole occuparsi della piccola e tenta di andarsene, per raggiungere la sua famiglia vera, che si è sistemata in territorio britannico, incurante del fatto che in tal modo metterebbe nei guai Dheepan e Illayal, alla quale, per altro, non vengono risparmiate le battute razziste fra i banchi della scuola.


Ciò che maggiormente impensierisce Dheepan, però, è la strana atmosfera che si respira nella periferia di Pré, dove brutti ceffi vanno e vengono nel casermone di fronte al suo, di giorno e di notte, e si introducono anche in un alloggio vicino al suo; né gli piace il loro parlare violento e sguaiatamente provocatorio, il loro fastidio per la sua attenta sorveglianza, che egli continua a svolgere perché anche per questo è pagato.

Si tratta di gente legata a loschi traffici, forse di armi, forse di droga, che sta mobilitandosi per una resa dei conti fra bande rivali: la guerra che esploderà di lì a poco non è meno feroce di quella abbandonata nello Sri Lanka, nel fuoco della quale egli aveva maturato la propria umana consapevolezza.

Questa nuova guerra, descritta in modo un po’ spettacolare nella seconda parte del film, è funzionale, nella narrazione complessiva, alla presa di coscienza di Yalini, che ne uscirà finalmente decisa a chiarire quale senso vuol dare alla propria vita e con chi sia disposta a condividerla.

 

 

 

 

 

La Palma d’oro ottenuta da questo film a Cannes nel 2015 Cannes scontentò molta parte della critica – soprattutto in Francia –  nonché molti spettatori. 

Rivedendolo oggi, tuttavia, si può notare che il film è ancora interessante e godibile, soprattutto nella prima parte, ricca di immagini potentemente simboliche che raccontano il lungo processo di ripudio della violenza da parte di Dheepan, che, dopo aver bruciato, nel rogo degli abiti, tutto il proprio passato,, arriva a Parigi completamente cambiato, dimenticando il fanatico guerriero che era stato. 

Anche Yalini avrebbe ritrovato finalmente se stessa, e compreso il dolore altrui che le era stato totalmente estraneo: l’esperienza del dolore e della violenza, d’altra parte, è sempre molto importante per gli “eroi” di  Audiard, che come sempre, ci propone la riconciliazione dei personaggi con la loro natura profonda, ricomponendo un’armonia che sembrava essersi spezzata irreparabilmente. 

 

Che, poi, questo finale venga collocato nell’ Eden incantato di una villa inglese, ideale per far crescere serenamente tanti bambini, mi pare un’ingenuità che in parte spiega l’atteggiamento di molti critici d’oltralpe, soprattutto tenendo conto dell’abituale sciovinismo di alcuni di loro, neppure troppo celato! 

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