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Ben-Hur

Regia di Timur Bekmambetov vedi scheda film

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La recensione su Ben-Hur

di M Valdemar
1 stelle

 

locandina

Ben-Hur (2016): locandina



Uno dei primissimi nomi che scorrono sui titoli di coda dissipa il bagno di perplessità e wtf suscitati da un finale così assurdamente tendenzioso: si tratta di Roma Downey (ok, già il solo fatto di riconoscerlo, così, immediatamente, reclama punizioni divine: lapidatemi pure).
L'ex plasticoso volto sempre inquadrato in flou de Il tocco di un angelo - orribile telefilm affogato in un oceano di melassa, buoni sentimenti e ultrareligiosità, durato la bellezza (del dìmonio) di quasi una decina d'anni a partire da metà anni novanta durante i quali ha infestato il piccolo schermo di mezzo mondo, e tutt'ora continua indefesso a farlo -, è, in buona sostanza, una fervente cattolica; condizione che naturalmente si è riversata nelle attività cine-televisive della Nostra (in coppia con il coniuge: una wikipediata basterà per farsi un'idea).
Perché, al di là dell'eresia di voler rifare un celeberrimo classico (di quasi sessant'anni fa, eh)in mera pustolosa ottica blockbusterosa - sul quale ... mmhh ... cos'altro si può oramai aggiungere se non un divino ... BURP! -, al di là di ogni ragionevole, accettabile/inaccettabile aggiornamento a modi-manie-tempi, al di là del ridicolo diffuso (i romani in marcia che inneggiano cori come i marines, per dire), beh, al di là di tutto questo e ben altro, che il film sfoci in una melliflua dimensione catto-new age è roba da non credere (e infatti non ci si crede: che miscredente!). Roba che pare una patetica (com)missione per conto di dio, ovvero per istituzioni/sette religiose alla febbrile ricerca di proseliti.
Amen.
Ma altro che Morgan Freeman coi capelli rasta e la disorientata corte di volti anomini (quello che fa Ben Hur in testa, quello che fa Pilato che sembra una brutta copia di Michael Shannon a chiudere), altro che la bella ambientazione dei Sassi di Matera (e grazie al piffero) e la furente sequenza in mare, altro che tre quarti di pellicola spesi come estenuante preambolo alla sfida tra bighe al Circo (ritmo altissimo, musica a palla, epicità programmatica e iper-digitalizzata: e che ci vuole, su) ...
No, pure le ciance oratorie su fede e perdono, e guarigioni miracolose e melmose riappacificazioni artificiose, e Serse di 300 che fa Gesù modello falegname in passerella, e la generale sensazione di pubbliche relazioni e indottrinamento ...
No, il sermone-pippone-pastone-spottone no. Pietà.
... Perdonali perché non sanno quello che fanno ...
Ma anche no.
[e il flop al box office è la giusta fottuta punizione divina]


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