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L'uomo invisibile

Regia di James Whale vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'uomo invisibile

di Dany9007
9 stelle

Dopo lo straordinario successo del 1931, con Frankenstein, James Whale si cimentò in un film ancor più personale: Il castello maledetto, in cui aggiunse alcuni tocchi di humour nero e di grottesco che portavano ad amplificare un contesto che non puntava solo a far rabbrividire il pubblico, quanto ad intrattenerlo con sagacia ed ironia. Il castello maledetto fu un sostanziale fiasco in patria, venendo apprezzato per lo più in Inghilterra (paese d’origine di Whale) e rischiando di per essere, per molti anni, un film perduto, fino agli anni ’60 quando la pellicola venne ritrovata e restaurata. I legami con tale film si vedono ben presto proprio ne L’uomo invisibile, Whale infatti non si sottrare a dare un toccho di sarcasmo ai dialoghi ed ai personaggi di questo film, che risultò tra i più riusciti del regista, la cui regia però nella critica in generale, viene messa in secondo piano rispetto agli strabilianti effetti speciali di Fulton, che ancora oggi lasciano stupefatti. Whales infatti riesce in questo film a concentrare svariate tematiche con la sua personalissima lettura. L’uomo invisibile, il dottor. Jack Griffin, infatti si può osservare con una certa continuità rispetto allo scienziato Henry Frankenstein (protagonista del film precedente): entrambi condividono una mente eccelsa, entrambi sfidano la natura con un’invenzione anni luce in anticipo rispetto alle conoscenze scientifiche del momento, le idee di entrambi sono “rifiutate” dalla società anziché essere viste con stima ed interesse, entrambi rischiano di cedere ad una vanità che pone in pericolo la comunità che li circonda. Ma Whale non si ferma a questo: Jack Griffin ha qualcosa in comune anche con la creatura o mostro di Frankenstein, come il mostro interpretato da Boris Karloff egli soffre di una condizione fisica che lo emargina dal contesto sociale che lo circonda. Anzi proprio come la creatura arriva a desiderare la distruzione di coloro che non lo accettano. Infine Jack Griffin è anche un’evoluzione di un Dottor Jekyll che, come nel romanzo di Stevenson, non riesce più a tenere sotto controllo gli effetti della propria scoperta, che oltre ad avere degli effetti fisici ne alterano il comportamento e lo stato mentale. Tutto questo sottolinea come dietro la regia di Whale ci fosse un’attenzione a costruire dei personaggi non da fumetto (come poi purtroppo la Universal avrebbe fatto, in cerca di facili guadagni e mischiando vampiri, licantropi e mummie) ma al contrario cerca di trasmettere un messaggio più elevato e approfondito. Come detto impossibile non citare le straodinarie qualità tecniche con cui il film è realizzato e che lasciò stupefatto il pubblico dell’epoca. L’attore Claude Rains, protagonista “invisibile” del film, salvo apparire completamente bendato o mascherato (ed infine col suo volto per pochi secondi), sembra si fosse fatto notare per la suadente voce, in un ruolo che risulta sia stato rifiutato dalle due maggiori star dell’horror di allora, Bela Lugosi e Boris Karloff. Il rifiuto dei due offrì dunque a Rains di imporsi come attore di primo piano.

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