Regia di Danny Boyle vedi scheda film
Il film è diretto da Danny Boyle ma sull'opera, più che l'impronta del regista, è marchiato a fuoco il nome di Aaron Sorkin ed è realizzato come il dietro le scene di un'opera teatrale, amplificando nello spettatore l'idea di una trasposizione romanzata particolarmente elegante e formale ma anche fin troppo artificiosa e, quindi, anche agiografica.
Il film è diretto da Danny Boyle ma sull'opera, più che l'impronta del regista premio oscar inglese, è marchiato a fuoco il nome di Aaron Sorkin, a cominciare dall'impianto estremamente teatrale costruito in tre atti e che riprendono, romanzandoli, il dietro le quinte di tre momenti fondamentali della storia di Jobs (1984: Lancio del Mac; 1988: lancio del Next Cubo successivo al suo licenziamento dalla Apple; 1998: lancio dell'IMac con Jobs diventato il nuovo CEO della Apple) ma realizzato a sua volta come il dietro le scena di una specie di opera teatrale, amplificando nello spettatore l'idea di una trasposizione romanzata particolarmente elegante e formale ma fin troppo artificiosa o almeno non totalmente veritiera e con il rischio quindi di far apparire il tutto, narrativamente ed emotivamente, fasullo.
Il risultato finale è un film visivamente insinuante e avvolgente, grazie al talento di Boyle, ma anche estremamente verboso, sovraccarico di dialoghi e polarizzato nelle dinamiche di dialoghi/scontri implacabili nel progressivo svelare della natura contraddittoria del suo protagonista ma che finiscono per soffocarne la messa in scena e la natura dinamica dell'opera riducendo l'intera operazione a lunghissime scene parlate (naturalmente scritte benissimo!).
Una lunghissima maratona di confronti verbali non a tutti congeniale ma dall'indubbio fascino, considerando anche quanto al personaggio in questione amasse parlarsi addosso, ma che finisce inevitabilmente per prendere il sopravvento sulla narrazione e sulla storia.
Uno dei grandi pregi del film è sicuramente l'alto livello delle sue interpretazioni con tutti i personaggi ben delineati sia caratterialmente che psicologicamente, a partire ovviamente da un ottimo Michael Fassbender che regge egregiamente la complessità di un'icona dell'informatica così drammaticamente discussa come quella di Jobs.
Il suo Steve Jobs è testardo e arrogante, addirittura sfruttatore della competenze altrui o perfino manipolatore, come i suoi prodotti è "incompatibile" con il resto del mondo ma comunque consapevole dei propri limiti, morali e comportamentali, ma anche saldo nelle sue convinzioni e nella sua "visione", per quanto queste possano essere impopolari o inconcludenti.
Ottima anche la performance di Kate Winslet nel ruolo della factotum di Jobs e di un indimenticabile Jeff Daniels, nonostante la poca presenza sullo schermo, fino ad un sorprendente Seth Rogen, molto lontano dai suoi classici ruoli demenziali con cui è diventato popolare nel ritrarre uno dei collaboratori più importanti di Jobs.
VOTO: 6/7
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