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L'uomo di paglia

Regia di Pietro Germi vedi scheda film

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La recensione su L'uomo di paglia

di bradipo68
8 stelle

La via di Germi al melodramma a tinte forti è assolutamente personale e vanta anche una cospicua dose di originalità.Se un film come Il ferroviere, film lacrimogeno anche più del dovuto ma comunque pur sempre notevole nel suo grondare realismo  descrivendo una tipica famiglia proletaria in via di disgregazione ,era attento soprattutto alle dinamiche esterne ai personaggi rivelandosi un ottima descrizione di un periodo di forte fermento sociale,qui Germi sembra maggiormente attratto dall'evoluzione dei suoi personaggi,da quello che esonda dai loro cuori in maniera prepotente,dalla difficoltà di scegliere tra il proseguio di una tranquilla vita coniugale e l'amore che ti travolge.L'uomo di paglia racconta la crisi di un quarantenne operaio specializzato(quindi un posto di una certa importanza) che si ritrova da solo a casa perchè moglie e figlio sono al mare per far rimettere il piccolo da una brutta malattia.E la crisi ha le fattezze di una giovane timida,a sua volta fidanzata e in procinto di sposarsi con un militare.Ora se lei non ha alcun problema a rinunciare alla sua stabilità sentimentale(ed emotiva) il problema è lui.E'ringiovanito,rinvigorito dalla relazione ma non è capace di fare una scelta.E questo porterà a conseguenze tragiche.La misura del film è ammirevole per quasi tutta la durata.Lo stile scelto per questo melodramma è inappuntabile ma soprattutto è alternativo a quello che era il melodramma popolare di allora dominato dalla volontà neanche tanto di nascosta di commuovere con personaggi incredibilmente bersagliati dal destino(vedi i film di Matarazzo).Qui si cambia tono anche rispetto al precedente film,qui i sentimenti sono sordi,lancinanti,tenuti nascosti.La storia d'amore invece di portare felicità porta solo dolore.E il destino non c'entra nulla.Purtroppo il film perde un po'di compattezza nel finale sfaldandosi e perdendo quella misura e quella distanza di personaggi che lo aveva reso ammirevole:l'operaio ritorna dalla famiglia che viene glorificata come entità indissolubile.Il finale non è piaciuto a molti perchè hanno ritenuto che fosse un lieto fine posticcio pieno di retorica.Io in realtà non credo che sia un lieto fine.La moglie si chiede se riuscirà a dimenticare ,come se si fosse innalzato un muro tra lei e il marito,si chiede se il tempo riuscirà a risanare tutte le ferite,se il loro rapporto di coppia sia incrinato per sempre oppure no.E'un lieto fine questo?Per me non lo è,anzi la mia sensazione è che la ricostituzione del nucleo familiare sia solo operazione di facciata.E a mia sensazione è ricavata da un tono di generale amarezza che pervade il film,di vuoto esistenziale,una vita fatta di casa nel condominio alveare e lavoro,al massimo qualche uscita a caccia.Germi non piaceva alla nomenklatura critica di sinistra perchè era tacciato di descrivere  nei suoi film una classe operaia che assomigliava troppo alla piccola borghesia.Qui l'operaio assomiglierà a un piccolo borghese ma poco importa:in questo film non interessa la classe sociale di appartenenza.Interessa solo il travaglio interiore che lo corrode e che arriva a condizionarne le scelte di vita.A tempo indefinito.

Su Pietro Germi

la maturità stilistica non si può discutere

Su Pietro Germi

come attore è sicuramente più limitato che come regista

Su Luisa Della Noce

brava

Su Franca Bettoja

bel personaggio a cui aderisce con passione

Su Edoardo Evola

non proprio il massimo

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