Regia di Stephen Frears vedi scheda film
Un altro impeccabile film di Frears. Niente di eccezionale, ma divertimento intelligente assicurato.
Forse il film era nato per permettere l'ennesima prova d'attrice mattatoriale a Meryl Streep ma, fin dall'inizio, si comprende che, invece, è il film di Hugh Grant. E' suo il personaggio migliore - in tutti i sensi - del film; sua la prova d'attore più convincente. Meryl, nella parte della miliardaria mecenate della musica ma pessima cantante che finisce per esibirsi al Carnegie Hall, ci dà quel che ci aspettiamo da lei, dalla sua bravura tanto eccezionale da diventare stucchevole: una prestazione senza sbavature, perfetta, ancorché a tratti gigioneggiante. Grant, che da sempre siamo abituati a vedere in commedie romantiche e un tantino disimpegnate, interpreta invece in maniera misurata, elegante e partecipe il ruolo del marito che cerca in ogni modo di proteggere la moglie dagli strali della critica, costruendo il falso mito della sua bravura. Un ruolo che sarebbe stato perfetto per Mastroianni, cui Grant sembra ispirarsi nella sua recitazione. Accanto ai due protagonisti, vale la pena sottolineare l'apporto di Simon Heisenberg nei panni del pianista che accompagna Florence nelle sue improbabili prestazioni. Piovuto dall'universo delle sit com (è il Wollowitz di Big Bang Theory) dopo qualche impaccio iniziale, riesce a staccarsi dal personaggio che l'ha reso popolare e a dare spessore umano a quella che rischiava di restare una figura comica di sfondo. Impeccabile, come al solito, la regia di Frears. Nel complesso, niente di eccezionale, ma divertimento assicurato.
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