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L'uomo con la macchina da presa

Regia di Dziga Vertov vedi scheda film

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La recensione su L'uomo con la macchina da presa

di sasso67
8 stelle

Quello di Dziga Vertov, il teorico del cineocchio (kinoglaz), dové apparire, al momento della sua uscita, un film veramente rivoluzionario, probabilmente più che le coeve opere monumentali di Eisenstein e compagnia filmante. Come preannuncia fin dai titoli di testa, L'uomo con la macchina da presa è "un film senza attori" (e, pur essendo un film muto, senza didascalie); ma, allo stesso tempo, non è un documentario. Sullo schermo scorrono le immagini, raccolte appunto da un cineoperatore, impersonato (non interpretato) dal vero operatore alla macchina Michail Kaufman, fratello del regista. E queste immagini scorrono velocissime, andando da pure e semplici sequenze raccolte per le strade di Mosca e sulle spiagge di Odessa, fino a incredibili - almeno per l'epoca - effetti ottici, con grandangoli, sovrapposizioni, sdoppiamenti, accostamenti, tanto che a un certo punto l'operatore esce da un boccale di birra. Oltre a ciò, si deve notare l'abilità con la quale Vertov riprende le varie attività sportive, dalla pallacanestro al calcio, all'atletica leggera al motociclismo, forse intuendo tra i primi, qualche anno prima di Leni Riefenstahl, le potenzialità spettacolari dell'evento sportivo.
Accanto a questa originale idea di cinema di Dziga Vertov, pulsa, più viva che mai, una Mosca che non sembra in procinto di entrare nel lungo incubo staliniano, e che, se non fosse per le scritte in cirillico, si potrebbe scambiare per qualsiasi altra città occidentale. Forse è proprio la commistione tra la libertà anarcoide dello stile di Dziga Vertov (nome d'arte che in ucraino significa vertice rotante) e la vitalità della realtà filmata a Mosca e Odessa (dove si vedono addirittura delle ragazze nude) a comporre la grandezza di questo film breve, ma così importante nella storia del cinema.

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