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L'uomo che cadde sulla Terra

Regia di Nicolas Roeg vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che cadde sulla Terra

di giorgiobarbarotta
7 stelle

Dopo parecchi anni ripesco dal palinsesto notturno L'Uomo Che Cadde Sulla Terra, benedicendo ancora una volta i registratori digitali e gli hard disk dalla capienza infinita, i quali permettono di godersi certi titoli anche ad orari più consoni ai non nottambuli. Il film di Nicolas Roeg (già direttore della fotografia di Fahrenheit 451 di Truffaut) mi sorprende nuovamente oggi come allora per diversi elementi, in primis un senso di oppressione sul fronte narrativo misto ad una libertà visiva notevole sotto il profilo stilistico. L'alieno protagonista che arriva sul nostro pianeta è inquieto, sofferente, distaccato, nostalgico, confuso, incompreso, sperso, solo. Il suo genio si manifesta nella realizzazione di avveniristici brevetti in vari campi, tecnici, tecnologici e artistici, che gli permettono di mettere in piedi una multinazionale così potente da scomodare persino la CIA. Finirà come cavia nel peggior incubo possibile, quello di essere coercitivamente piegato al ruolo di umanoide imprigionato, analizzato, vessato, schiavizzato, a livello medico, emotivo e mentale. Un climax di strana tensione permea tutta la pellicola, supportato dall'interpretazione di David Bowie, il quale trasporta sul grande schermo l'androgina figura della rockstar extraterrestre che spesso rivestiva ai suoi concerti. La libertà espressiva del regista britannico passa anche attraverso il personaggio di un professore avvezzo a portarsi a letto studentesse (gli incontri tra il docente e le ragazze sono filmati con devozione ai dettagli in intimità molto flower power anni '70), il quale finirà a lavorare per l'azienda del misterioso Thomas Jerome Newton. Immagini e ambientazioni ricercate, originali, personaggi di contorno interessanti (la MaryLou di Candy Clarck e l'avvocato direttore d'azienda Buck Henry non passano inosservati) e soprattutto una latente riflessione sull'uomo moderno, incline all'autodistruzione, alla sopraffazione, al poco rispetto per se stesso e il mondo in cui vive, votato al consumismo, del tutto anestetizzato dai media, senza scopo, allo sbando. Esempio di cinema a tratti lisergico e inclassificabile. Di culto. Una curiosità: Bowie scrisse una colonna sonora sperimentale per il film che venne scartata da Roeg.

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