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Criminal

Regia di Ariel Vromen vedi scheda film

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La recensione su Criminal

di alan smithee
7 stelle

Un testimone chiave di un complotto che può compromettere il destino del mondo rimane vittima dei cattivi: che tuttavia rimangono senza i codici per attuare il piano. Un avveniristico esperimento trasferisce la mente del morto nel corpo di un criminale apparentemente ingovernabile. Ritorno alla grande di Costner un uno spy esagerato che avvince.

Un bel pasticcio per i destini del mondo quando un tenace agente della CIA, abilmente infiltrato per stanare definitivamente una associazione terroristica intenta ad appropriarsi di codici per il lancio di missili nucleari, viene assassinato dopo indicibili torture.

Lui infatti è l'unico in grado di poter rivelare ove si nascode "l'olandese", ovvero colui che possiede la chiave per la distruzione del globo.

Ma come fare a trovarlo, visto che lo cercano ormai non solo i terroristi, ma pure la Cia stessa?

Grazie ai buoni risultati di un esperimento condotto su mammiferi, uno scienziato viene indotto ad esercitarsi per la prima volta sul cervello del povero e prezioso defunto, trasferendo tutta la sua memoria su una cavia appositamente prescelta: un delinquente psicopatico di nome Jericho Stewart, detenuto in un carcere di massima sicurezza ed in isolamento costante.

Pericolosissimo e non in grado di provare più alcun sentimento in seguito ad un tragico trauma alla testa risalente all'infanzia, l'uomo viene costrtetto a sottoporsi ad un esperimento che darà risultati progressivamente incredibili, catapultando l'animo, i ricordi e la personalità del defunto nel corpo del delinquente.

Kevin Costner, qui letteralmente rinato, oltre che ringiovanito ed in gran forma, torna a ruggire dopo troppi anni di oblio o di sordina, in un film di spionaggio che non rinuncia, quasi come fosse un vezzo, alle complessità della trama gialla poco plausibile e del guazzabuglio rutilante e davvero poco probabile.

Ma il film, comunque avvincente e girato con stile, merita la visione per tanti altri motivi. Primo fra tutti il gran cast che il bravo regista Ariel Vromen (quello del valido The Iceman, pure lui costellato di star di prima grandezza) riesce abilmente a far suo e a manovrare con le capacità di un gran burattinaio e valido orchestrante: oltre al gran Costner, che ammiriamo nelle sfaccettature improbabili ma avvincenti della sua metamorfosi quasi solo caratteriale, ma in fondo anche sottilmente fisica, ricordiamo Tommy Lee jones, da anni ormai la faccia più irrimediabilmente sciupata ma proprio per questo più irresisistibile di Hollywood, Gary Oldman, esperto in ruoli spionistici e nervoso come solo lui riesce ad essere; e ancora Ryan Rynolds, la star che accetta (con tattica a mio modo di vedere ben calcolata) un cameo di fatto vero fulcro ed incipit dell'intrigo, Gal Gadot, una super donna anche (e soprattutto) quando non veste i costumini kitch di Wonder Woman, mentre un serissimo Michael Pitt si occupa di interpretare l'olandese imprendibile (o quasi).

Ma ci sono anche l'iberico Jordi Mollà, cattivissimo assieme alla sua killer femmina spietatissima Antje Traue, ed Alice Eve a completare un esercito in cui ogni personaggio ha il tempo sufficiente per sfoderare ed approfondire almeno una propria impronta caratteriale.  

Inutile pretendere credibilità: più saggio e conveniente lasciarsi trascinare, anche con una certa inerzia, dai meccanismi saggiamente oliati di una sceneggiatura che osa sin troppo, ma è saggiamente coadiuvata da una direzione matura ed efficace che sa come catturare l'attenzione.  

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