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Criminal

Regia di Ariel Vromen vedi scheda film

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La recensione su Criminal

di M Valdemar
4 stelle

 

locandina

Criminal (2016): locandina



Curioso, nel giro di due anni Ryan Reynolds (attore modesto, che solo dietro la maschera irriverente di Deadpool ha trovato la sua dimensione ideale) è alle prese con storie innescate da trasferimenti di memoria/coscienza/personalità da un corpo (morto) all'altra (l'assai dimenticabile Self/less).
Questa volta, però, si trova "dall'altra parte": in Criminal esce infatti presto di scena (e non è certo un male, anzi), per lasciare spazio e libertà di caratterizzazione al "vecchio" Kevin Costner, arnese il cui lobo frontale non sviluppato (causa abusi risalenti all'infanzia) lo rende privo di sentimento alcuno e capacità di distinguere il bene dal male; e per questo perenne ospite delle patrie galere.
Interessante: mentre emergono (una volta andata a buon fine la - velocissima, banalissima - operazione cerebrale che impianta nel cranio del criminale la rete neuronale ancora attiva della spia defunta Reynolds), con impulsi crescenti e improvvisi, le virtù da buon cristiano e abile agente CIA dell'uno, l'altro mantiene la sua personalità scatenando, di tanto in tanto, la sua "morale" furiosa e violenta.
L'unico aspetto degno di nota, però. Anche per merito d'un Costner bellamente sopra le righe, magari non sempre inappuntabile, ma divertente.
Non è certo lo spunto ormai straabusato ad irritare, semmai è tutto quello che ruota attorno come particelle neuronali prossime allo spegnimento. A cominciare da una sceneggiatura debole e traboccante banalità e incongruenze, troppe per far finta di niente (come deve necessariamente avvenire per opere di questo tipo).
Spy/action/sci-fi convenzionale che sfrutta topoi e paranoie care al genere, Criminal inanella una sequela infinta di già visto e masticato, senza le opportune basi per dare (un minimo di) credibilità a cellule e svolte narrative. Dall'immancabile hacker (l'"olandese" Michael Pitt: che ci fa qua?) entrato in possesso del controllo dell'intera rete di armamenti USA alla consueta girandola impazzita di agenti CIA (dalla stupidità direttamente proporzionale alla lodevole abilità di stare sempre dieci passi indietro) e avversari cattivissimi e psicopatici (anarchici, sovvertitori di ordini precostituiti, e sottoposti pronti a tutto eccetera: iperprudente roba di riporto e una tantum), dall'ambientazione "insolita" (Londra: il solito immaginario fotografato in modalità standard) agli innesti "teorici" (il nome di George Orwell a simboleggiare l'ovvio).

Kevin Costner

Criminal (2016): Kevin Costner

Jordi Mollà

Criminal (2016): Jordi Mollà

Gal Gadot

Criminal (2016): Gal Gadot


Oltretutto, non una sequenza action degna di menzione, in grado di far deflagrare la (piatta) materia in zona becero-gioioso divertissement; tutt'al più si gioca facile con gli scoppi d'ira e moti di ferocia del criminale stretto tra antiche abituali "esigenze" e nuovi percorsi dell'animo, ma sempre senza granché incidere oltre il mero superficiale gioco della contrapposizione e in ottica, comunque, misurata.
Discreto il ritmo, deludente invece la colonna sonora del normalmente incisivo Brian Tyler; altrettanto si può dire della regia stereotipata e anomina di Ariel Vromen (In The Iceman, pur non essendo un capolavoro, aveva mostrato ben altre potenzialità). Da registrare inoltre un doppiaggio per alcuni attori osceno.
Quanto al cast, se il buon vecchio Kevin regge tutto sommato la scena, irrilevanti sono i comprimari: tra arredo (Alice Eve, messa tra i nomi principali del cast, appare e scompare senza che importi nulla a nessuno; l'Amaury Nolasco di Prison Break si segnala per un paio di espressioni truci) e corredo (la mogliettina della spia Gal Gadot), inspiegabile risulta il ruolo di villain affidato all'improponibile Jordi Mollà (ridicolo, e non è la prima volta).
Cilecca pure con i nomi di prestigio: Tommy Lee Jones (il dottore ideatore-esecutore della geniale operazione d'impianto della memoria) s'aggira spento e spaesato, sprecatissimo; mentre Gary Oldman, per contro, s'agita a mille (e a vuoto) irritando non poco.
Poteva forse essere perlomeno un bel guilty pleasure, Criminal: i siparietti sentimental-familiari (con la bambina del defunto agente che si affeziona all'istante al non proprio socievole Costner), il finale prevedibile e mal risolto, ed il carico pesante del lieto quadretto "riunito" come chiusa "buona e giusta" (risibile e assurdo per modi, toni, risvolti, e irrinunciabili accenni a possibili seguiti futuri) tolgono ogni dubbio.
Il piacere arriva con i titoli di coda. Film dimenticabile.


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