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Uno, due, tre!

Regia di Billy Wilder vedi scheda film

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La recensione su Uno, due, tre!

di Antisistema
8 stelle

Billy Wilder ha sempre dichiarato come sua unica fonte d'ispirazione Ernst Lubitsch. Già vedendo Arianna (1957) ce ne eravamo accorti, ma con Uno. due, tre! l'omaggio al maestro è esplicito e Ninotchka è sicuramente uno dei riferimenti del film. Ad inizio degli anni 60, Wilder è oramai uno dei più grandi registi della storia del cinema e veniva da successi di pubblico enormi come A Qualcuno Piace Caldo (1959) e nel 1960, realizzò la più grande commedia americana di sempre, quel capolavoro totale dell'Appartamento, forte satira amara sull'arrivismo americano e lo sfruttamenti dei rapportu umani ed interpersonali. Il successo dell'Appartamento gli fruttò un'oscar miglior film e regia riuscendo a sconfiggere colossi come Psycho di Hitchcock. A quel punto della carriera, un regista come Wilder poteva ritirarsi definitivamente ed invece, decide di mettersiancora in gioco con una pellicola che ironizzasse in piena guerra fredda sulla tensioen tra blocco occidentale e blocco orientale. 

 

McNamara (James Cagney perfetto) è un direttore di uno stabilimento della Coca-Cola situato a Berlino ovest. E' rispettato e riverito (sin troppo all'eccsso) dai suoi dipendenti tedeschi, ma in cuor suo sogna di poter riuscire a giungere a dirigere lo stabilimento di Londra. Il suo superiore capo lo telefona dicendogli che dovrà occuparsi di sua figlia che sta per giugnere a Berlino e questo scombussola i piani di McNamara che dvorà annullare i piani vacanzieri con la moglie e trascurare la relazione extra-coniugale con Fraulen, sua segretaria d'ufficio. 

A complicare il tutto, ci si mette il comportamento esuberante della giovane Pamela che un bel giorno si presenta in ufficio con Otto, giovane e convinto comunista di Berlino est, annunciando di essersi sposata con tale ragazzo.

 

Wilder deve essersi fortemente divertito nel girare questo film, che ha dalla sua una quantità esilarante di gag e scambi di battute arguti e sagaci sulla situazione di tensione tra i due blocchi che si contendevano il mondo all'epoca. Il film dura un'ora e quaranta che grazie al folle ritmo impresso da Billy Wilder, sembra che ne duri appena la metà del tempo. Questo permette allo spettatore di godersi un'opera secca, asciutta e che viaggia spedita verso la risoluzione di tutta questa ingarbugliata vicenda. McNamara è il classico opportunista viscido americano ben poco interessato alla felicità dei due giovani ed è costretto a prodigarsi per loro solo per non pagare eventuali conseguenze negative con il padre di Pamela, poichè questo significherebbe addio promozione. Otto invece è un giovane comunista di bei principi, ma totalmente rincoglionito dalla dottrina socialista e avvulso dalle effettive condizioni del settore orientale di Berlino e dalla mancanza di molti diritti civili elementari. 

Gli scambi tra questi due personaggi dalle opposte visioni dell'economia e della vita, sono vivaci e molto divertenti per uno spettatore abbastanza dotto di quel periodo storico (basta che sappiate anche qualcosa di base sulle basi del sistema economico comunista e capitalista e alcune cose di attualità all'epoca come la crisi dei missili cubani per godervi appieno il film) ed i siparietti continui dei dipendenti tedeschi sempre lugi al dovere, nascondono una tremenda verità sulla reale situazione della Germania occidentale, cioè; molti nazisti tedeschi si sono riciclati nella società civile e nell'amministrazione americana dopo la seconda guerra mondiale e quindi la de-nazificazione è stata solo di facciata.

Come ho già detto, questo ritmo sparato a 100 all'ora ha un unico ma importante difetto... fà venir meno ogni costruzione dei ritratti umani per cui Wilder è giustamente tanto lodato. McNamara, Otto, Pamela, la moglie, i segretari etc... sono solo figure catalizzatrici portatrici della propria prospettiva e destinate a non evolversi dalla propria visione. Questo consente di creare figure subito riconsocibili dallo spettatore, ma a lungo andare figure come Otto e Pamela risultano a lungo andare monotoni e ripetitivi, poichè suonano un'unica sinfonia per tutto il tempo. 

 

Interessante notare che ad eccezione di Cagney, gran parte del cast non annovera attori famosi e molti di essi sono anche locali. Non ci ritroviamo innanzi ad un capolavoro, ma ad un ottimo film intriso di cinismo Wilderiano, peccato che siccome era un genio assoluto del cinema, solo la storia poteva fermare tale autore ed infatti durante le riprese, venne eretto da un giorno all'altro il muro di Berlino. Questa cosa portò il pubblico a rifiutare in toto un film che ironizzava sulla situazione tra i due blocchi, quando in quel momento la realtà stava velocemente precipitando e anche la critica ci andò pesante nel massacrare il film. Sfortuna a parte, Uno, due, tre! al giorno d'oggi merita assolutamente di essere riscoperto perchè è tutt'altro un film che possiamo permetterci di dimenticare e risulta una delle commedie più intelligenti ad argomento satirico-politico. 

 

James Cagney, Pamela Tiffin, Horst Buchholz

Uno, due, tre! (1961): James Cagney, Pamela Tiffin, Horst Buchholz

 

 

 

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