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Victoria

Regia di Sebastian Schipper vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Victoria

di laulilla
7 stelle

il repentino mutare delle speranze e delle illusioni di una giovane donna, annullate di colpo, in un crescendo di tensione, da una tragica e amarissima realtà.

Sturla Brandth Gr?vlen è il nome dell’operatore citato con grande evidenza, prima di ogni altro, nei titoli di coda di questo film: a lui, principalmente, va infatti il merito della sua singolare realizzazione. A fronte della sceneggiatura ridotta all’osso del regista Sebastian Schipper (una decina di pagine o poco più), egli ha girato il film per circa 140 minuti con un lunghissimo piano-sequenza che non solo segue la notte di alcuni ragazzi che per caso si erano incontrati all’uscita di un locale notturno berlinese, ma ci permette di dare un’occhiata anche agli aspetti più significativi del passato della protagonista, Victoria, la giovane di Madrid che si era allontanata dalla sua città, abbandonando il sogno, che aveva perseguito con tenacia e faticoso impegno, di affermarsi come pianista. A Berlino Victoria aveva trovato un lavoro e un alloggio, e ora aveva deciso di concedersi una notte un po’ speciale, in una discoteca: un piccolo sballo e una dormita prima di tornare alla sua quotidiana occupazione di cameriera in un bar. Non conosceva il tedesco, ma il suo ottimo inglese le permetteva di farsi ben comprendere, persino da quel gruppo di quattro amici con i quali, uscita dalla discoteca, aveva avviato una conversazione. A dire il vero, dei quattro solo Sonne riusciva a parlare in inglese e a capire le parole di lei: non a caso di tutti loro sembrava anche il più presentabile, il più gentile, il più attento e protettivo nei suoi confronti. Che i due si piacessero, e molto, si era compreso subito: dopo un lungo girovagare per le vie della città e dopo la sosta su una terrazza panoramica per godersi l’incanto di Berlino di notte, essi si sarebbero finalmente trovati da soli, in quel bar che lei avrebbe di lì a poco aperto al pubblico.
Gli accadimenti successivi spiazzeranno completamente le attese dello spettatore che immagina l’inizio della loro storia d’amore: una telefonata inattesa, infatti, avrebbe interrotto, insieme alle confidenze dolorose di lei di fronte al pianoforte del bar, anche l’amore nascente, per dare il via a una rischiosissima avventura che, coinvolgendoli entrambi, avrebbe cacciato nei guai anche lei, lontanissima dall’immaginare che una storiaccia di ricatti, di soldi, di sangue avrebbe cambiato per sempre la sua vita nel tempo brevissimo della fine di una notte .
In un crescendo di tensione, il film ce lo racconta seguendo, in tempo reale, insieme agli spostamenti della giovane, il repentino mutare delle sue speranze e delle sue illusioni, annullate di colpo da una tragica e amarissima realtà.
L’attrice bravissima che interpreta Victoria è Laia Costa, la cui mutevole e intensissima espressività appare decisiva per la credibilità dell’intera vicenda, affiancata da un valido partner come Frederick Lau nel ruolo di Sonne.

Un piccolo film, straordinario non solo per la tecnica narrativa adottata, ma per il carattere quasi di scommessa che ha assunto la sua realizzazione (qualsiasi imprevisto incidente avrebbe potuto vanificarla), nonché per l’insperata successiva accettazione al Festival di Berlino, sorprendente anche per il regista e l’operatore. Finalmente arrivato anche da noi, merita di sicuro di essere visto e apprezzato.

 

 

 

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