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Il condominio dei cuori infranti

Regia di Samuel Benchetrit vedi scheda film

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La recensione su Il condominio dei cuori infranti

di pazuzu
8 stelle

Con uno stile minimalista fatto di camera prevalentemente fissa, dialoghi asciutti e concisi, musiche non invadenti, e situazioni al limite del surreale, Benchetrit mette in fila una sequenza di bozzetti nei quali l'umorismo caustico è servito in un lieve ed equilibrato mix di malinconia ed assurdo.

 

Gustave Kervern vive al primo piano di un palazzo fatiscente il cui ascensore è perennemente in panne, ma siccome per salire preferisce le scale, si è rifiutato di partecipare economicamente alla spesa per la sua riparazione, pagando dazio con il divieto categorico di utilizzarlo; quando però un incidente domestico lo costringe sulla sedia a rotelle, si ritrova di colpo impossibilitato ad uscire di giorno, quando l'ascensore lo usano tutti, ed obbligato ad aspettare la notte per andare a comprare qualcosa da mangiare nell'unico posto disponibile a quell'ora, ovvero il distributore automatico del vicino ospedale: sul retro dello stesso, fa la conoscenza di Valeria Bruni Tedeschi, l'infermiera fissa del turno di notte, che tutte le notti alla stessa ora vi si reca per fumare e riflettere, sola con la propria inquietudine.

 

 

Jules Benchetrit - figlio del regista e di Marie Trintignant -, è un liceale che ha talmente metabolizzato la perenne assenza della madre da arrivare a raccontare di essere orfano: egli abita al quarto piano, e sul pianerottolo incrocia a più riprese la nuova dirimpettaia Isabelle Huppert, un'attrice disordinata e sbadata al cui passato promettente sono seguiti l'oblio e la depressione.

Tassadit Mandi è una generosa donna algerina con il figlio in galera che nel suo appartamento, sito all'ultimo piano, riceve la visita di Michael Pitt, un astronauta della NASA la cui capsula si è persa nello spazio atterrandole sul tetto: in seguito ad una telefonata con il quartier generale, preoccupato che la notizia non si diffonda, in attesa che si organizzino per recuperarlo e promettendo anche di mantenere il segreto, gli offre ospitalità per qualche giorno sistemandolo nella stanza e nei vestiti lasciati vuoti dal figlio.

 

 

Regista, sceneggiatore, scrittore e attore classe 1973, Samuel Benchetrit prende spunto dalla propria raccolta di racconti Chroniques de l'asphalte per dirigere il proprio quinto film, Asphalte (titolo scomparso nell'edizione italiana e soppiantato dal più banale Il condominio dei cuori infranti), ponendo gli inquilini di una casa popolare alla periferia di Marsiglia al centro di una storia fatta di incontri tra solitudini: tre incontri a due per sei solitudini tra loro assolutamente diverse e obliquamente complementari, tre incontri che porteranno sei personaggi agli antipodi a sostenersi vicendevolmente, trovando, ciascuno nell'altro, qualcosa in grado di scuoterli e riavvicinarli al mondo.

 

 

Girando in 4:3 (formato ritenuto più idoneo del comune 16:9 a contenere gli spazi ristretti degli interni), con uno stile minimalista fatto di camera prevalentemente fissa, dialoghi asciutti e concisi, musiche non invadenti, e situazioni al limite del surreale, e permettendosi anche una calzante citazione da I ponti di Madison County di Clint Eastwood, Benchetrit mette in fila una sequenza di bozzetti nei quali l'umorismo caustico è servito in un lieve ed equilibrato mix di malinconia ed assurdo, rendendo fisiologico l'accostamento con Aki Kaurismaki e Bent Hamer, e con un cinema dai toni leggeri e la poeticità sbilenca, nel quale del disagio e dell'emarginazione, su diversi livelli, si sorride con rispetto ed intelligenza.

 

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