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Irrational Man

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Irrational Man

di mc 5
10 stelle

E' bene chiarire subito una cosa. Woody Allen è (circa) il mio dio. O il cineasta che io metto al primo posto tra i contemporanei. E dunque non aspettatevi un commento freddamente tecnico o roba del genere. Figuratevi che (questa è buona eh??) ho amato perfino il suo film su Roma che molti considerano alla stregua di una cacca di cane pestata lungo un viale di circonvallazione. E qui parte il panegirico. Woody è l'antidoto al cinema volgare, lui, con la sua ficcante ironia, col suo adorabilmente simulato stupore riguardo alle cose della vita, lui che rende ogni situazione tra l'elegante e il surreale barra paradossale, lui che irride alla sua stessa appartenenza etnico religiosa, lui che per i dialoghi ha una attenzione che nessun altro ha, lui che scrive sceneggiature sopraffine, lui che dibatte sulle cose umane e su quelle soprannaturali. Lui che non aspetta che il primo produttore del cazzo tiri fuori i soldi ma gira il mondo e attende con calma che qualcuno finanzi proprio "quel" progetto (e solo quello!!) che lui ha in testa, perchè lui e i compromessi abitano in due luoghi molto diversi. Lui se lo può permettere perchè lui è il Maestro. Okay, ora depongo il violino e commento il film. Ci avrei scommesso l'anima che i critici avrebbero nicchiato. Non so se avete letto le critiche. Oh tutti lì con la bocca storta. E allora sapete che vi dico signori giornalisti? Che non capite una fava. Questo è il cinema più elegante e di BUON GUSTO che circola nelle sale e questo dovreste dirlo invece di fare le pulci ad una Maestro. In sintesi estrema. Abbiamo un insegnante di filosofia preda -dopo una vita in cui ha goduto quel che c'era da godere- di un attacco spaventoso di un mix poderoso di malinconia nichilismo disperazione con qualche spruzzatina di vagheggiate aspirazioni al suicidio. Nessuna fiducia nell'umanità, perfino l'impotenza a colmare la misura. Un uomo al limite. Eppure l'attenzione delle femmine non gli manca, anzi. Tuttavia nemmeno quelle lo smuovono dal suo torpore. Finchè arriva una mano del destino a rivoltare come un calzino la sua vita. I giornali hanno riportato ampiamente la trama per cui non credo che sarebbe spoiler proseguire nella narrazione, ma eviterò di farlo per correttezza. Dirò solo che un evento criminoso inaspettato travolgerà il protagonista e gli spettatori, a determinare una svolta che imprimerà alla seconda parte del film tutto un altro andazzo, fino al colpo di scena finale. Come si può intuire fa ritorno nella cinematografia alleniana il thriller, ma evidentemente in modo non banale e sempre allenianamente in chiave di atteggiamento e pensiero sul senso della vita. Una storia che è puro piacere per gli occhi del cinefilo, nel suo evolversi intelligente e mai banale. Come è poi tutto il suo cinema fin dalla primissima opera: intelligente e mai banale. Merce rara, rarissima, di questi tempi. Tempi in cui l'ammasso del gusto televisivo ha raso al suolo qualunque forma vivente di intelligenza. I personaggi sono tutti scritti da Allen con cura e con piacevole disillusa commiserazione per le miserie delle fragilità umana. Insomma è la solita commedia di zio Woody, quella che ci piace tanto. Quella inimitabile. Un mix fantastico di tanta tanta ironia, umorismo noir impietoso, senso del comico brillante, consapevolezza delle umane debolezze. Allen sempre uguale? Ma magari non cambiasse mai!! Il cast, manco a dirlo, è perfetto, perchè Woody è esigente coi suoi attori in modo quasi drammatico. Intanto un gigantesco Joaquin Phoenix, attore sempre più straordinario nella sua potente versatilità. Qui poi, assolutamente perfetto. Emma Stone, sulla quale in passato ho avuto qualche dubbio (alcune scelte professionali discutibili) qui è una meraviglia assoluta. Deliziosa Parker Posey nelle vesti della collega "tentatrice" del protagonista, quella che "vieni a casa mia che ho dell'erba buona". In definitiva, alla faccia di chi nicchia per contratto ad ogni nuova uscita alleniana, anche questa volta zio Woody non mi ha affatto deluso.
PS: ma le musiche! Strepitose!!!! Questa volta Woody abbandona lo swing-dixieland e fa una scelta precisa semplicemente fantastica, sceglie un autore jazz moderno che si ascolta per quasi tutto il film. Io conoscevo pochissimo Ramsey Lewis (col suo trio) e grazie ad Allen sono andato a cercare in rete, scoprendo un jazzista godiblissimo ed elegante, raffinato e spettacolare. E il buon gusto alleniano ha colpito anche qua. E d'altronde lui stesso è anche un fior di musicista. Ci sta.

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