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Revenant - Redivivo

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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La recensione su Revenant - Redivivo

di mc 5
10 stelle

L'attesa si era fatta pesante, l'ansia era arrivata al top. Ho posticipato la visione di qualche giorno, non mi sentivo pronto per l'evento. E nel frattempo succedeva che -fatte salve le critiche tutte largamente positive e il trionfo annunciato al botteghino- un numero crescente di amici su fb nicchiava e gli trovava mille difetti. Io ho cercato di ignorare queste "pulci" piuttosto certosine e -diciamolo- antipatichine, fin quando (scena del crimine: cinema Victoria di Modena. ore 17,30) ieri ho rotto ogni indugio e sono entrato in sala. Non stiamo a farla tanto lunga: film epocale, assoluto capolavoro, emozioni e respiro mozzato per tutte le oltre due ore e mezza. L'estasi cinematografica. Adesso non voglio far teatro affermando che trattasi del film della mia vita, questo no, ma sicuramente uno dei film che nella mia ormai lunga esistenza di cineappassionato lasceranno un segno marchiato a fuoco per sempre. E adesso, tornando a bomba, come prevedevo, faticherò parecchio a raccontare quelle due ore e mezza con parole adeguate, anzi son tentato di finirla qua. Ma no, ci proverò. Il film è girato da Inarritu con una maestrìa che non ha eguali, con un'attenzione maniacale ad ogni cosa: fotografia, inquadrature, rumori, insomma ogni dettaglio. Le musiche di Sakamoto funzionali e suggestive. I dialoghi (non è un film granchè parlato) essenziali, asciutti, diretti ed efficaci. Ma più della parola è l'Immagine che TRIONFA. E quella sì, parla in continuazione, fino ad estenuarci, mettendo a dura prova la nostra fragile condizione di spettatori che vengono trascinati nel mezzo di quel gelo e di quel disagio e di quelle inimmaginabilii tribolazioni. Qualcuno (più d'uno) ha evidenziato la straordinaria capacità di Inarritu nel far percepire al pubblico le condizioni reali in cui il film è stato girato. Confermo. Lo spettatore viene attanagliato da tutto quell'universo di freddo inaudito, di neve, di natura ostile, di sospetto, di minaccia, di paura. Sembra di viverlo, quel set. E si esce dalla visione quasi attoniti da tanto disagio, certo non spossati come i protagonisti dell'opera ma comunque in stato di aterazione delle proprie emozioni, come contagiati da un'esperienza bestiale. Realismo durissimo, dunque, ma accompagnato da una propria Poesia, difficile ma avvolgente ed ineludibile, che ti lascia il segno di un'esperienza che ti resterà dentro a lungo. Abbiamo dunque questi americani (anni 20 dell'ottocento, fiume Missouri) cacciatori di pelli di bestiame che si scontrano con gli indiani del luogo (tribù diverse) e che maturano tra di loro sospetti e ostilità reciproche. Restano in pochi, isolati e a rischio assideramento, avversati oltretutto da orsi e da altre avversità naturali. Uno di costoro, quasi sbranato -appunto- da un orso, diventa un problema per il gruppetto e viene lasciato in custodia ad un paio di compagni. Uno dei quali è un bastardissimo egoista il quale non si fa scrupolo del lasciarlo in balia della natura ostile. Questa è la pertenza di un dramma umano inaudito nelle sue estreme condizioni di dolore, fatica, rabbia e solitudine. Caratteristiche che un Di Caprio MONUMENTALE accoglie sul suo magnifico corpo d'attore con una resistenza ed una istrioneria da Campione Assoluto della recitazione. Leonardo è qui sublime, inarrivabile, un miracolo vivente d'Attore. E sono certo che vincerà l'Oscar, perchè se non dovesse accadere sarebbe un'ingiustizia che griderebbe vendetta. Ma andiamo oltre e accenniamo ad un superlativo Tom Hardy. Sul quale avrei un discorso personale da esprimere. Io non l'ho finora mai amato (e men che meno in Mad Max), l'ho sempre trovato troppo energumeno e "bisteccone". Ma qua, ragazzi, ho dovuto correggere il mio pregiudizio, perchè in questo film Hardy è incredibilmente bravo, infinatamente ambiguo e -soprattutto- l'apoteosi della bastardaggine umana, l'Egoismo, il Male. Ma lasciatemi esprimere il mio entusiamo e la mia sorepresa per due attori che concorrono alla grande al successo del film. Entusiasmo assoluto per Domhnall Gleason (irlandese e figlio d'arte del celebre attore Brendan Gleason, ma soprattutto splendido protagonista del bellissimo recente dramma fantascientifico "Ex machina", film che ho molto amato) qui nel ruolo del capitano che nel finale tallonerà il "bastardo". E poi "sorpresa" per trovare in un ruolo drammatico quel simpaticone di Will Poulter (qui nel ruolo di un giovane compagno di sventure di Di Caprio) lui che avevo finora visto sempre in ruoli comici da "bamboccio" in ambito di commedie americane; bravo, bella trasformazione. Lo so che è una banalità, ma mi pare di sentire ancora il rumore del fiume che scorre, avvertire tangibile la paura di orsi affamati nei paraggi, e soprattutto tanto gelo. Gelo insopportabile ovunque. Gelo che per lo meno fa sembrare una stupidaggine il tremendo freddo che -nella vita reale- ci attanaglia in questo rigido inverno.
Un film che sarebbe un crimine perdere.
Un applauso interminabile. In piedi.

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