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L'ultimo Apache

Regia di Robert Aldrich vedi scheda film

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La recensione su L'ultimo Apache

di scapigliato
8 stelle

Uno dei primissimi film di Robert Aldrich, per non dire il suo primo vero film di una certa fattura e con una certa attenzione da parte di critica e pubblico. Forte della presenza di Burt Lancaster, che è anche co-produttore, il film ha un suo certo appeal, ma rimane ancora un’opera poco aldrichiana, come invece lo sarà in tutto il successivo “Vera Cruz”. Infatti “L’Ultimo Apache” è ancora ancorato ad una certa impostazione hollywoodiana classica che Aldrich poi perderà nell’arco della sua produzione. L’aspetto itinerante del film è abbastanza legnoso, mentre dinamici sono gli scontri fisici, e radicali i pensieri di Lancaster/Massai/ultimo Apache. Nell’idea del regista c’era di terminare la vicenda drammaticamente, con quell’impronta pessimistica propria di Aldrich, dove Lancaster sarebbe stato ucciso alle spalle da un colpo di Hondo, ovvero un giovanissimo Charles Bronson. Con questa chiave di lettura riusciamo a intravedere, nel campo lungo con il quale si chiude il film, lo stesso distacco del regista da quel finale che in fondo non voleva. Oltre a questo, il campo lungo tende a rimpicciolire e a ridimensionare la retorica del gesto. Lancaster che entra nella sua piccola abitazione, dopo aver sentito il pianto del figlio appena nato, è l’apertura verso il mondo occidentale da parte di quello “altro”: la famiglia, la casa che simboleggia la fissità e l’appartenenza ad un territorio e ad una comunità, il campo coltivato, la paternità. Questi simboli, visti da lontano li sentiamo ulteriormente lontani. Così il regista ci dice che sì l’ultimo apache Massai vivrà la sua vita, ma che rimarrà un dissociato.
Da notare la presenza, oltre di Charles Bronson, anche del grande John McIntire, il cui volto e le cui pose danno al film il contraddittorio giusto che altrimenti al film mancherebbe, e porta così il conflitto tra Massai e il suo popolo e l’uomo bianco ad un livello narrativo individuabile nella diegesi. Senza McIntire, per altro in un ruolo “cattivo” che non decolla, anzi poi si compiace del “gesto” dell’ultimo apache, il film avrebbe avuto ancora meno mordente.

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