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Codice criminale

Regia di Adam Smith (II) vedi scheda film

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La recensione su Codice criminale

di alan smithee
6 stelle

Contemporanei Robin Hood vivono clandestinamente tra le campagne verdeggianti di un Regno Unito di provincia. Vita anarchica indolentemente pacifica che non accetta compromessi, salvo qualche ripensamento per propri figli e le opportunità che vengono loro a mancare. Star di lusso per un piccolo film un po' irrisolto.

La vita libera ed anarchica del ceppo dei Cutler continua da generazioni e li ritrova assieme, anarchicamente riuniti ad una figura di maturo capostipite, tra le verdeggianti campagne della Gran Bretagna, accampati in carovana, dediti ad una sorta di vita clandestina che li vede completamente al di fuori delle regole civili del buon vivere.

Colby ha allevato il figlio ormai trentacinquenne Chad nella completa autogestione, tanto che quest'ultimo non sa nemmeno leggere e scrivere: ma è un abile scassinatore, ladro e ancor più svelto e furbo nel riuscire a fuggire alle locali forze dell'ordine dopo fughe rocambolesche d'altri tempi.

Certo a Chad il desiderio di lasciare questa vita errabonda e senza ufficiali prospettive, frulla sempre più insistentemente nella testa, e a nulla servono le sempre meno velate minacce del padre di lasciare l'eredità del comando direttamente al figlio minore di questi, il tatuatissimo e seminudo Tyson, un po' balordo ed altamente irresponsabile, comunque ormai vicino alla maggiore età.

Ma un colpo grosso svia Chad da queste tentazioni di fuga, e per una volta l'abile bandito riuscirà ad essere individuato, localizzato, costringendo le forze dell'ordine ad accerchiarlo dopo una fuga forsennata, nei pressi di un maestoso albero secolare sul quale l'uomo si è arrampicato, e dal quale sarà davvero dura riuscire ad acchiapparlo.

Dall'alto della imponente pianta da fusto, l'uomo sarà invogliato a fare un bilancio della propria esistenza clandestina, venendo a patti con un'autorità forse ottusa, ma dalla parte della quale risiede indubbiamente la giusta causa.

Opera prima accorata per impeto libertario e invettiva plateale contro le imposizioni talvolta eccessive, inutili e castranti, Codice Criminale è un film curioso ma anche in fondo poco azzeccato per non sapere prendere una decisione sullo stile con cui affrontare il racconto: gli ingredienti per esaltare ci sono tutti, a partire dal cast di prim'ordine che vede impegnati in prima linea, in un confronto generazionale senza pari, due solidi e carismatici attori del calibro (li citiamo in ordine decrescente di età) di Brendan Gleeson e Michael Fassbender, quest'ultimo affascinante e trascinante nella sua fisicità tatticamente esposta per la maggior soddisfazione delle molte ammiratrici.

Ma il regista Adam Smith non riesce ad andare molte oltre il folklore e la tradizione nel raccontarci una stirpe di irriducibili moderni (ma neppure troppo) Robin Hood della società di oggi: comprensibile il distacco da certe imposizioni e rigidi obblighi imposti dalla vita moderna; molto meno la soluzione un pò facilona di traformarli in briganti smargiassi e ciondolanti, ripiegati in loro stessi e fieramente orgogliosi anche di una propria cultura fondata sull'ignoranza, circostanza che non ammette reali circostanziate giustificazioni. 

Ed il confronto generazionale assume qualche sfumatura interessante soprattutto nel rapporto tra il protagonista Fassbender ed il figlio piccolino: i loro sguardi di intesa sono l'unica vera scintilla di un film un pò superficiale che non sa ben di preciso ove indirizzarsi, troppo indeciso tra l'azione di inseguimenti divertenti e concitati, ed un approfondimento interiore che rimane troppo suggerito e poco sviscerato.

 

 

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