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L'ultima parola: La vera storia di Dalton Trumbo

Regia di Jay Roach vedi scheda film

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Will88

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ultima parola: La vera storia di Dalton Trumbo

di Will88
6 stelle

Roach assolve parzialmente il mondo del cinema, ponendo la lente d’ingrandimento sui fatti giudiziari piuttosto che sul lavoro dal quale scaturiscono le opere e sui delicati meccanismi che animano Hollywood.

Durante gli anni Trenta, negli Stati Uniti viene fondato il Partito Comunista americano, non osteggiato dalle autorità poiché la Russia era un alleato durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo sceneggiatore affermato Dalton Trumbo, sostenitore dei diritti dei lavoratori, diventa membro del Partito Comunista nel 1943, assieme a molti altri americani, convinti sostenitori delle idee comuniste. I problemi nascono durante la Guerra Fredda, quando, per ovvi motivi, nasce una Commissione per le attività anti-americane, atto ad indagare sulle “spie comuniste” americane. Attraverso dei cinegiornali ricostruiti, il regista Jay Roach descrive i vari passaggi storici relativi alla vicenda, in cui gli sceneggiatori di Hollywood con simpatie comuniste si ritrovano a scontrarsi con i difensori della causa americana. Significativo è lo scontro verbale tra John Wayne (simbolo del patriottismo) e Trumbo (interpretato da Bryan Cranston), in cui lo sceneggiatore apostrofa così il famoso attore: «È curioso. È la seconda volta che parla della guerra. Vede, io ero corrispondente di guerra ad Okinawa. […] Scusi, mi ripete dove ha prestato servizio? […] Sul set di un film, sparando a salve, con il trucco. E se sta per picchiarmi, lasci che prima mi tolga gli occhiali». Mentre la giornalista Hedda Hopper minaccia di rovinare i produttori che continueranno a lavorare con “i Dieci di Hollywood”, questi si rifiutano di presentarsi alle sedute e vengono incarcerati. Durante il processo, Dalton Trumbo propone le sceneggiature di “Vacanze romane” e “La più grande corrida”, naturalmente non a suo nome, con le quale vincerà due Oscar. Proprio questo elemento è simbolico dell’ipocrisia presente in questa situazione: Hollywood premia, inconsapevolmente, il lavoro di persone che vengono ritenute pericolose per il Sistema. Nel 1951 Trumbo esce di prigione ed inizia a lavorare per i King Brothers (ottima l’interpretazione di John Goodman), scrivendo sceneggiature per B-Movies, sempre con vari pseudonimi. Iconica è l’immagine di Bryan Cranston immerso nella vasca da bagno, con forbici e penna per correggere i suoi scritti e Bacco e Tabacco sempre più presenti, eterni compagni di una lotta personale per rivendicare i propri diritti e per salvare la propria famiglia. Un nucleo familiare che diventa un gruppo di lavoro attraverso il quale consegnare le sceneggiature scritte e corrette da Trumbo per King: sceneggiature che servono a rivendicare la propria libertà di parola, fondamentale per rivendicare anche il proprio benessere economico, osteggiato anche da vicini di casa non troppo orgogliosi di abitare accanto ad un nemico della Nazione. L’impegno nel proprio lavoro diventa metafora dell’impegno speso nella difesa delle proprie idee e nella rivendicazione della propria libertà, anche pagando il prezzo dell’anonimato e della crisi negli equilibri familiari. Le opere di Trumbo vengono riabilitate grazie a Kirk Douglas (che gli propone di lavorare alla sceneggiatura di “Spartacus”) ed a Otto Preminger, regista di “Exodus”. La vera svolta avviene però nel febbraio 1961, quando il presidente Kennedy approva “Spartacus”: dopo quindici anni, Trumbo vede svanire tutte le accuse a suo carico. Il cinema toglie ed il cinema dà: i produttori e i giornalisti tolgono lavoro a Dalton, ma poi sono gli stessi a riportare il protagonista al posto che gli spetta. Da John Wayne a Kirk Douglas, il ricambio generazionale muta gli orizzonti di Hollywood, che cambia allo stesso modo della Nazione, uscendo da un periodo complicato e dalle mille sfaccettature come quello della Guerra Fredda. Nel marzo 1970 Dalton Trumbo riceve il Writers Guild of America: il mondo del cinema passa un colpo di spugna sulla sua storia recente, mostrando come, in fondo, sia un ambiente buono in cui vengono riconosciute le reali capacità di ognuno, lasciando la parte del cattivo a giornalisti senza scrupoli. Roach assolve parzialmente il mondo del cinema, ponendo la lente d’ingrandimento sui fatti giudiziari piuttosto che sul lavoro dal quale scaturiscono le opere e sui delicati meccanismi che animano Hollywood.

 

Bryan Cranston

L'ultima parola: La vera storia di Dalton Trumbo (2015): Bryan Cranston

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