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Ultimatum alla Terra

Regia di Robert Wise vedi scheda film

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La recensione su Ultimatum alla Terra

di maurizio73
6 stelle

Misterioso disco volante atterra nel centro di Washington accolto da un pronto schieramento militare e da una folla di curiosi. Ne discendono un flemmatico umanoide ed un impenetrabile robot d'acciaio. Ferito e catturato, il conciliante alieno rivelerà di essere ambasciatore di una federazione di mondi che temono lo sviluppo bellico della tecnologia atomica da parte dei popoli terrestri e ne reclamano l'immediato disarmo: pena la distruzione del pianeta da parte dell'implacabile robot. Finale rocambolesco ed edificante.
Tratto dal racconto 'Farewell to the Master' di Harry Bates e sceneggiato da Edmund H. North, l'opera del giovane ma già prolifico Robert Wise dimostra una decisa predilezione per il fantastico ed il thriller qui declinato secondo il 'gusto' del tempo per la (neanche tanto) velata metafora antimilitarista in tempo di guerra fredda.
Pur con diverse leggerezze e incongruenze a livello di sceneggiatura (dovute ad uno sviluppo eccessivamente lineare di un soggetto decisamente didascalico) ed un comparto scenografico votato al risparmio, è un film che gioca le sue carte più sulla costruzione dell'atmosfera che sulla credibilità dei personaggi, precipitando gli eventi nel vortice di una frettolosa escalation in cui si rivelano la meschinità dei caratteri umani (l'ambizioso agente assicurativo) o il loro ingenuo e coraggioso idealismo (la bella segretaria) e dove la salvezza del mondo viene affidata ad una oscura e incomprensibile formula recitata davanti alla impenetrabile maschera di un implacabile distruttore metallico («Klaatu, Barada, Nikto!»). Regista di sicuro mestiere e di qualche arguzia, Wise dissemina il film degli ingannevoli indizi di una ironica ambiguità (la pensionante che fa illazioni sulla natura terrestre del fenomeno) e centra una descrizione scenografica dei simboli del potere (il campidoglio) in una dialettica di forze contrapposte in cui si propende più per la ragionevolezza del messaggio alieno (marziano?) piuttosto che per la scelleratezza autodistruttiva di una autoctona civiltà marziale o sulle ricadute negative dei progressi scientifici (la visita al cimitero monumentale di Arligton, la rigida ottusità del comando militare, la burocratica stupità dei governi della Terra). Girato in economia dalla  20th Century Fox è una ingenua parabola pacifista che prelude al maccartismo e fu sconfesssata dall'autore del libro da cui è tratta. Ottimi comunque i protagonisti principali: un penetrante e misurato Michael Rennie nella parte dell'ambasciatore alieno nei panni di un impostore umano (di nome Carpenter!) e la  bella Patricia Neal intrepida mammina impegnata a salvare il mondo. Remake del 2008 con l'insipido blockbuster interpretao da Keanu/Klaatu Reeves e dalla sempreverde Jennifer Connelly. Conservato nel National Film Registry della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti.

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