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Un disastro di ragazza

Regia di Judd Apatow vedi scheda film

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La recensione su Un disastro di ragazza

di supadany
6 stelle

Giunto alla sua quinta regia, Judd Apatow continua a collezionare notevoli riscontri di pubblico negli States, qui aiutato dalla presenza della stand-up comedian Amy Schumer e da un imprinting prevalentemente hollywoodiano, per quanto orientato verso lo sfottò, più autoironico che spietato.

Siamo più dalle parti degli sboccati 40 anni vergine e Molto incinta, rispetto al maggior spessore (almeno come tentativo) di Funny people e Questi sono i 40, per quanto la scorrettezza non sia priva di un basamento ulteriore che, scavando tra il fiorire di battute, è facilmente individuabile.

Cresciuta senza credere nella monogamia, Amy (Amy Schumer) passa da un uomo all’altro, al contrario di sua sorella Kim (Brie Larson) che sta costruendo la sua famiglia. Poi, un giorno, grazie al suo lavoro presso una rivista, Amy conosce il dottor Aaron Conners (Bill Hader) che fa vacillare le sue convinzioni di sempre.

Il loro legame dovrà comunque scontrarsi con parecchi ostacoli, che potrebbero farlo capitolare prima che diventi stabile.

 

Amy Schumer, Lebron James

Un disastro di ragazza (2015): Amy Schumer, Lebron James

 

Il teorema esposto nel preambolo, che paragona il rapporto tra le bambine e le bambole a ciò che accade tra gli uomini e le donne (in sintesi, le bambine vogliono sempre nuove bambole, magari senza gettare via le altre), getta le basi di partenza per scatenare l’indole scurrile di Amy Schumer.

Il primo, ed evidente, obiettivo è il sesso, con una visuale disinibita e dall’ottica femminile che si abbevera sfruttando parecchie citazioni sporche, provenienti dal dorato mondo dei divi.

Da qui, Judd Apatow non manca di denotare, sempre cavalcando una satira grezza, vizi e limiti del presente, tra la maleducazione imperante (vedi la visione in sala del film Sundance con Daniel Radcliffe protagonista), un’insoddisfazione diffusa, che spesso si nasconde dietro l’irruenza dei modi di fare (corazze costruite ad hoc), e l’informazione che allo spessore preferisce il facile attacco (che fa scandalo).

Detto questo, la scena è tutta per Amy Schumer, dominante (giustamente) senza alcun pudore, e viene più facile ristringere il cerchio al confronto tra una mangiatrice di uomini, che solo all’idea di dormire accoccolata in un letto con un lui ha il terrore negli occhi, e l’uomo mansueto, che sa voler bene e nella sua normalità manda in tilt le forme di autodifesa.

In questa eterna sfida tra sesso e amore, oltre alla protagonista, ben figura la discrezione di Bill Hader, mentre il contorno offre di tutto e di più, tra un John Cena genuinamente autoironico, mettendo goliardicamente in discussione la sua mascolinità, un equivoco Ezra Miller, la presenza di una spalla educata qual è Brie Larson e una nuova maschera offerta da Tilda Swinton, con anche il campione Nba, nei panni di se stesso, LeBron James a timbrare il cartellino con più incursioni, manifestando un vizio incredibile per un milionario come lui, ossia l’avarizia (mentre tra le scene tagliate, visionabili negli extra presenti sul blu ray italiano, ecco comparire Ryan Phillippe, nel film solo citato verbalmente).

Ognuno di questi coprotagonisti offre un tassello, purtroppo Judd Apatow non sa cosa sia l’economia narrativa e allunga fin troppo il brodo (due ore sono effettivamente esagerate), non potendo nemmeno raggirare il più facile degli approdi, per quanto tenti di mascherarlo, ricercando sempre qualche divagazione per macchiare le acque.

Alla fine, l’insieme ha un traliccio instabile che, come spesso accade nel cinema dell’autore statunitense, fatica a tenere tutto insieme, tra bello e brutto, umorismo anche scriteriato e qualche riflessione più profonda, per una sommatoria destinata a fare i conti con fattori sgargianti e altri che vanno direttamente fuori dal vaso.

La teoria dei vasi comunicanti finisce per fornire un risultato medio, in sintesi contraddittorio, determinato per lo più dall’effetto che può avere questo tipo di umorismo sul singolo spettatore (il resto, sarà pure importante, ma finisce annacquato).

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