Regia di Ethan Coen, Joel Coen vedi scheda film
I fratelli Coen continuano, gentili e indefessamente ironici, a raccontarci questo pazzo mondo retto solo dalle regole del caso. Approfittano, en passant, per concedersi un sentito omaggio all'epoca dorata degli anni '50 a Hollywood.
Non voler bene ai fratelli Coen dovrebbe essere codificato come reato dai codici penali di tutti gli stati. Reato punibile magari con visioni obbligatorie e rigorosamente alternate di polpettoni indigesti intellettualoidi e volgari cinepanettoni a cervello spento. Voglio dire, persino quando scrivono e dirigono un lavoro 'minore' come questo “Ave, Casare!” riescono a scavare con finissima ironia, (quasi) sempre in punta di fioretto, in un mondo che in fondo altro non è se non una immensa pagliacciata retta dalle regole del caso. Andando a stringere, la loro ultima fatica potrebbe essere riassunta come un omaggio all'era dorata del cinema dalle parti di Hollywood (e non solo lì...) nonché una dichiarazione di simpatie politiche da parte del celeberimo duo del Minnesota. A livello di plot il film non verrà certo ricordato tra i loro lavori più accurati, né d'altronde lo era quello anteriore “A proposito di Davis”, eppure etichettare questo come un mero 'esercizio di stile', come ha fatto qualcuno (anche su questi stessi schermi...) o addirittura 'insignificante e scialbo' (continuo a citare da altre recensioni lette dopo aver visionato il film) è semplicemente sintomo di una delle seguenti patologie: a) malafede; b) intellettualoidismo acuto; c) ignoranza pura e dura. Ammetto, questo sì, che il film risulterà maggiormente affascinante per quelli che come me si interessano e amano il cinema degli anni '50 e '60. Insomma, lunga vita ai Coen, e che il Dio del cinema faccia come ha fatto con Clint Eastwood e Woody Allen, conservandoceli in forma fino ai 90 anni!
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