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Gli uccelli

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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La recensione su Gli uccelli

di Baliverna
10 stelle

Questo è uno di quegli Hichtcock dei quali è evidente trattarsi di un capolavoro già mentre uno lo sta guardando, e molto prima di essere arrivato alla fine. I movimenti di macchina, le inquadrature, la struttura del racconto parlano tutti in questo senso. Il regista è come sempre molto abile nel costruire un sottile senso di tensione fin da subito, per un pericolo che viene lentamente delineandosi all'orizzonte. Il tutto senza fretta e senza nervosismi. Lo stessa calamità che si abbatte sui personaggi è assolutamente originale e imprevedibile, proprio perché proviene da una realtà di solito innocua e per niente inquietante. Eppure il regista sa rendere gabbiani, corvi e merli estremamente minacciosi, capaci di incutere terrore nei personaggi e nello spettatore.
Gli attori, con i loro personaggi, funzionano tutti a meraviglia: la asciutta e glaciale Tippi Hedren, l'indipedente e sicuro Rod Taylor, la malinconica e rassegnata Suzanne Pleshette, e la sibillina Jessica Tandy. I personaggi più complessi e interessanti, però, non mi sembrano i protagonisti, ma la ex-amante frustrata (Pleshette) e la madre gelosa e possessiva (Tandy). Il regista sembra più interessato a definire loro che i due protagonisti, e fa di essi due convincenti ritratti umani. In generale, comunque, Hitchcock è molto meno cattivo nella rappresentazione dei personaggi rispetto ad altri suoi film (Nodo alla gola, Delitto perfetto, Delitto per delitto...)
La scena della Hedren attaccata dagli uccelli in soffitta è tesissima e angosciante; in un certo senso è molto violenta, anche se si vedono solo poche gocce di sangue. Lo stesso per quando Rod Taylor cerca di chiudere la finestra mentre gli uccelli inferociti gli beccano la mano. Fa una certa impressione anche la bambina spaventata e paralizzata dal terrore. La violenza è fisica, ma soprattutto psicologica, che è anche quella che colpisce di più lo spettatore.
Quanto all'interpretazione del fenomeno, il regista apre più porte ma non ne predilige nessuna: castigo divino, la natura che si ribella alla violenza dell'uomo, fine del mondo, ecc.
Un paio di inquadrature che restano impresse: gli uccelli appollaiati sui trespoli fuori dalla scuola e la macchina del finale, cirdondata centinaia di uccelli fermi ma minacciosi. L'ambientazione è una California costiera, popolare, e insolitamente verde.
E' un film da vedere e rivedere, opera di un regista geniale che non guardava mai nella macchina da presa, e si "limitava" a dare indicazioni verbali all'operatore (non finirò mai di stupirmi della cosa).

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