Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Unica incursione nel genere horror, da parte del maestro Hitchcock, è anche considerato l’ultimo suo effettivo capolavoro. Hitchock stava già penando per trovare dei protagonisti, soprattutto maschili, che avessero lo stesso carisma di figure come Cary Grant, James Stewart o Gregory Peck. Qui infatti la parte del protagonista spetta al ben meno noto Rod Taylor. Ma al netto di qualche difficoltà sul casting, Hitchock sorprende con una pellicola che va in una direzione sostanzialmente inedita: non ci sono omicidi da risolvere o serial killer pronti a colpire, non ci sono nemmeno degli intrighi geopolitici da fronteggiare e nemmeno degli innocenti sospettati di qualche delitto. La paura stavolta arriva da una sorta di calamità naturale: corvi e gabbiani diventano via via più minacciosi, attentando alla vita delle persone della placida località di Bodega Bay. Con un avvio lento e quasi da commedia, tipico di di altri film del regista, che ha dato sempre molto spazio alle relazioni dei suoi personaggi, ecco piombarci in un contesto da incubo. La comunità impreparata, lo scetticismo prima ed il terrore poi spingono le persone verso atteggiamenti più irrazionali fino ad epilogo apocalittico, ed aperto a mille interpretazioni, in cui Hitchcock lascia tutti con il fiato sospeso. Quest’opera così spiazzante viene realizzata a 3 anni dall’ultimo film di Hitchock, il mitico Psyco nonché suo più grande successo commerciale. Sebbene salutato da un grande consenso di pubblico, il film fece sorgere anche alcune diatribe tra il regista, il compositore Bernard Herrmann ed il titolista Saul Bass: insomma nessuno voleva rinunciare ad avere il maggior merito circa l’effetto scioccante della sequenza sotto la doccia. Per Herrmann era chiaramente merito della sua musica, mentre Hitchock e Bass si intestarono rispettivamente i meriti circa la scelta di inquadrature e la paternità dello storyboard. Questa digressione per evidenziare come Hitchock abbia deciso ne Gli uccelli, pur avvalendosi ancora di Herrmann (per la penultima volta) di realizzare un film senza colonna sonora: a parte 2 brevi momenti, uno in cui Tippi Hedren suona il piano e la scena in cui i bambini cantano a scuola, per l’intero film sentiamo solo garriti di gabbiano, i corvi gracchiare o altre suoni emessi appunto dai minacciosi protagonisti di questa storia. In particolare Hitchock volle dimostrare la sua abilità registica nella sequenza in cui Jessica Tandy scopre il cadavere di un vicino di casa a cui i volatili hanno letteralmente cavato gli occhi. Ecco che la telecamera ci accompagna in una stanza ove apprendiamo che qualcosa è anomalo, vediamo delle tazzine rotte. Infine seguiamo lo sguardo della donna inerme che sta per vedere, insieme a noi, l’orrore. Alcuni stacchi in avanti e vediamo il primo piano dell’uomo devastato. E di nuovo, oltre all’assenza di colonna sonora, non vi sono le classiche urla da film: la donna ha la voce rotta in gola e non riesce a chiedere aiuto. Magia.
Ma Gli uccelli non è assolutamente da vedere solo come un esercizio di stile del regista, tantomeno un tentativo di rivalsa su dei collaboratori. Al contrario sembra invece un soggetto in cui Hitchock fa emergere della paure ataviche dell’uomo. Se per certi versi la comunità minacciata da qualcosa di mostruoso era divenuta persino una banalità nei film degli anni ’50 (da Il risveglio del dinosauro a Blob – Fluido mortale) qui Hitchock mette in risalto l’irrazionalità dei personaggi e anzi come la paura spinga gli stessi verso i comportamenti assurdi, praticamente da caccia alle streghe con tanto di accusa esplicita da parte di una terrorizzata cittadina di Bodega Bay nei confronti della protagonista, per la concomitanza del suo arrivo in città e l’inizio dei fenomeni che stanno terrorizzandone i cittadini. Questo meccanismo lascerà tracce anche nel più recente The Mist ove la follia e la superstizione cercano colpevoli/vittime da sacrificare per salvarsi. Inoltre l’abilità di Hitchock, dopo aver sviluppato un incubo ad occhi aperti che si amplifica con attacchi sempre più poderosi da parte dei volatili, ci porta ad un finale apocalittico aperto a mille interpretazioni e di una modernità sconvolgente: i protagonisti stanno andandosene verso la salvezza? Oppure ormai la terra è sconvolta e ha dovuto soccombere alla ferocia degli uccelli? I gabbiani e i corvi, apparentemente tranquilli, stanno solo attendendo di sferrare un nuovo attacco? O forse ormai sono tornati alla loro precedente collocazione nella natura? Insomma all’epoca questi aspetti non furono colti dalla critica, che obiettivamente non aveva mai troppo elogiato Hitchcock, difficilmente percepito come un regista impegnato.
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