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Quant'è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda

Regia di Lucio Dandolo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Quant'è bella la Bernarda, tutta nera, tutta calda

di undying
3 stelle

Inenarrabile e tardivo (causa ripetute bocciature in Commissione di revisione cinematografica) decamerotico diretto a buon mercato nei teatri di posa romani "Incir De Paolis" da un regista (Lucio Giachin) alla seconda, e ultima, prova cinematografica.

 

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Due spasimanti della bella Tonina decidono di rivolgersi a un mago perché, con le sue arti occulte, possa spingere la ragazza a scegliere uno di loro. L'idea non è delle migliori, dal momento che quest'ultimo è un truffatore: dopo avergli scucito una buona dose di soldi, suggerisce di somministrare un sonnifero alla ragazza per poi portarla nel suo studio dove darà corso a un esorcismo. I due, convinti, eseguono conducendo in seguito Tonina nell'antro dello stregone. Questi inizia il suo "esorcismo", in realtà approfittando delle grazie della ragazza nascosto dietro una tenda, raccontando agli ingenui clienti alcune novelle.

 

Le nozze di Gerundio e Parolina (*1/2)

Figlio di padre vedovo, Gerundio trascorrere la prima notte di nozze con Parolina (Mirella Rossi), figlia di madre vedova. I due non hanno la minima idea del "dovere" coniugale, pertanto i loro genitori tentano di spingerli, inutilmente, all'amplesso. "Tu sei un uomo e tieni una femmina, pertanto ci devi fàcere una cosa come il cane con la cagna, il toro con la vacchetta..." , suggerisce il padre di Gerundio. Tuttavia gli sposi sembrano non comprendere, finendo per giocare nel letto come due innocenti bambini.

 

Eleonora e Sigismondo (**)

"Sigismondo è un bel maschione ma a me non interessa. Io sono una moglie fedele": parola di Eleonora (Mariangela Giordano), onestamente coniugata a Bramante (Fortunato Cecilia). Motivo per cui Sigismondo (Rossano Campitelli), con l'intenzione di insidiare Eleonora, si rivolge alla "sapiente" Celia. Da quel momento, nella stalla della moglie fedele, si susseguono una serie di incontri clandestini, i cui partecipanti sono sempre all'oscuro della persona con cui si accoppiano.

 

Frate Fontanarosa (*1/2)

Accusato da Cirillo di frequentare bordelli, frate Fontanarosa (Enzo Pulcrano) viene nascostamente seguito dai confratelli e còlto in flagrante, riuscendo a far credere loro che intende purificare la bella Simona, una delle prostitute.

 

Il bell'Arturo (**)

Arturo (Marcello di Falco), brutto nobiluomo sposato con la graziosa Annibalda (Barbara Marzano), si crede il maschio più bello al mondo. Consente di ospitare alla sua lussuosa tenuta Aglio (Salvatore Giocondo), fratello del servo Romino (Marcello Monti), poiché descrittogli se non più bello, perlomeno affascinante quanto lui. Aglio scopre di essere stato tradito dalla consorte, ma scopre anche che il peso delle corna grava pure sulla testa di Arturo, dato che Annibalda se l'intende con il volgare Gabrio (Salvatore Baccaro). Messo a conoscenza della tresca, Arturo decide di fuggire di casa assieme ad Aglio per darsi a una vita lussuriosa e sfrenata. Quando le infedeli mogli rintracciano i mariti nella stalla di un'equivoca locanda è ormai troppo tardi: Arturo e Aglio se ne vanno, lasciandole perplesse, mano nella mano...

 

Messer Giannetto (*)

Giannetto (Renzo Rinaldi) impara con disappunto che il suo pisello si è trasformato in una lumaca, non potendo più soddisfare la moglie sotto le coperte. Si reca allora dalla conoscente Gismonda, la quale gli suggerisce di ricorrere alle arti magiche. Venuto a conoscenza del problema che angoscia Giannetto, Gulfardo si finge mago, dichiarandosi in grado di "far svolazzare merli perduti" solo per insidiarne la bella moglie.

 

Il cavalier Mirafiore (*1/2)

Il cavalier Mirafiore (Mario Brega), obnubilato dall'odore dell'aglio, si scatena aggredendo sessualmente le ancelle della regina (Dada Gallotti): assale per prima Cerina, la quale ne trae immenso piacere al punto di confessarlo alla padrona; poi tocca a un'altra serva, che sospira alla sovrana di essere rimasta con gli occhi intrecciati. A quel punto spetta alla monarca stessa trarre giovamento dal fervore maschio di Mirafiore. Fatto che indispone il nuovo abitante di "Corneto", nientemeno che il re: Mirafiore viene quindi fatto arrestare e gettato nelle segrete di un castello... 

 

"Diavoli dell'infernibus, autobus, filobus...  (...) Satana, sozzone, fa sentire la tua voce!"

(Magus, l'esorcista)

 

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Quant'è bella la bernarda, tutta nera, tutta calda: fotobusta 

 

Ineguagliabile pastrocchio, reso probabilmente tale da traversie censorie, sceneggiato da Luigi Russo e realizzato nel 1972 con il titolo di lavorazione I racconti di Canterbury n. 2Quant'è bella la bernarda, tutta nera, tutta calda, assieme al western Il suo nome era Pot (1971), completa il breve e stravagante curriculum cinematografico di Lucio Giachin, accreditato regista nei generici come Lucio Dandolo. Il colorito titolo cela in realtà un decamerone in origine ascrivibile al filone di Chaucer, girato agli interni dei teatri romani Incir De Paolis, scritto velocemente e in maniera piuttosto contorta (stando, ovviamente, a quel che ne è rimasto), prodotto da Gabriele Crisanti e Luigi Nannerini con due lire e fatto interpretare a un cast di attori sconosciuti (eccezion fatta per la presenza di alcuni noti caratteristi tipo Brega, Cecilia, Baccaro e la Giordano). Un incipit da film horror, con una inquietante colonna sonora, anticipa le squallide ricostruzioni d'interni che seguiranno, assieme a dialoghi volgari e sboccati pronunciati con inflessioni dialettali e/o in lingua medievale maccheronica. Poco erotico, a dispetto del contesto, con nudi castigati e interpretazioni sopra le righe, resta famoso esclusivamente per un titolo allucinato che fa il paio con "Metti lo diavolo tuo ne lo mio inferno". È comunque un lavoro curioso, attualmente visibile in un penoso riversamento da VHS della cui integrità restano forti dubbi (la cronologia degli episodi, evidenziata sui titoli di coda, non corrisponde). Tra i volti noti presenti nel lungometraggio si segnalano quello di Renzo Rinaldi, attore non nuovo a comparse nel cinema italiano più scurrile (ad esempio ne I racconti di Viterburi - Le più allegre storie del '300 di Mario Caiano, mostra il lato B), assai più famoso per essere stato testimonial della Bistefani ("E chi sono io, Babbo Natale?") e quello del transgender Marcello di Falco.

 

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Quant'è bella la bernarda, tutta nera, tutta calda: manifesto pensato per l'edizione modificata corrispondente a quella poi circolata, con diverso titolo, nelle sale cinematografiche dopo l'ottenimento del nullaosta 

 

Critica

 

"(...) Complicatissima la vicenda di un decamerone prodotto da Remo Crisanti e Luigi Nannerini per la loro C.G.C., che all'inizio viaggiò con il titolo I racconti di Canterbury n. 2. A quando risalisse l'inizio lavorazione non siamo in grado di stabilirlo con sicurezza, ma è verosimile che si fosse appena oltre la metà del 1972, perché era allora che la linea 'canterburotica' teneva botta. E che venisse dopo il Decameron n. 4, fatto a giugno, sempre dalla C.G.C., lo si può dare per certo. Il fatto che uno degli episodi di cui questo Canterbury originario si componeva sia ripetuto tal quale nelle Favolose notti d'oriente di Guerrini (pescato dalla fonte letteraria dell'Orlando Furioso) non ci può dire nulla, perché lo sceneggiatore era in entrambi i casi Luigi Russo, che evidentemente non si peritava di riciclare la materia commestibile per il filone. Il film prevedeva la solita struttura a racconti contenuti da una cornice (come in tutti i decameroni di Crisanti e Nannerini), ambientata in un bordello ove, a turno, le meretrici narravano una storia. Cinque dovevano essere i segmenti in origine, come arguiamo da quanto emerse successivamente, allorché il film venne presentato in censura il 3 luglio del 1973, con il titolo che era diventato: Quant'è bella la Bernarda... chi la tocca e chi la guarda (Gli audaci racconti di Canterbury). Respinto in prima battuta e anche in appello, il 21 settembre, al film venne negato il nullaosta, nonostante fossero stati già effettuati tagli e alleggerimenti. A quel punto, la faccenda si arenò per un anno. Ne fu approntata, nel settembre del 1974, una nuova edizione, dalla quale era stata epurata tutta la cornice nel bordello (quasi mezz'ora di film), sostituita con un'altra storiella di raccordo, ed era stato aggiunto un nuovo episodio, a compensare la marea di tagli richiesti dalla censura. Il nullaosta fu concesso, con il vm 18, nell'ottobre 1974. Questa seconda edizione portava come titolo Il sessorcista e ne furono realizzati anche degli affissi cinematografici (benché esistano locandine con il primo titolo, ma senza il sottotitolo Gli audaci racconti di Canterbury), che recavano il nome delle Cibele Cinematografica come distributrice. Nemmeno così, tuttavia, riuscì a trovare la via delle sale. Ad agosto del 1975, la C.G. passò la proprietà del film, inedito, alla Kent World Distributor, che chiese ed ottenne, solo a prezzo di discussioni con l'AGIS, nel dicembre dello stesso anno, di poter cambiare titolo, da Il sessorcista a Quant'è bella la Bernarda tutta nuda e tutta calda. Che non fu, tra l'altro, nemmeno quello con il quale venne poi distribuito (dalla Albatros), perché il definitivo suonava, più esplicitamente, Quant'è bella la Bernarda tutta nera e tutta calda. In Francia, ne era invece uscita da tempo (il 9 agosto del 1973) la versione originale (della durata di 96 minuti) con il titolo Du Decameron a Canterbury - oggi irrecuperabile, purtroppo. Crisanti e Nannerini avevano affidato la regia del film a Lucio Giachin, in arte Lucio Dandolo, al quale è attribuibile un solo altro lungometraggio, il western Il suo nome era Pot... ma lo chiamavano Allegria. (...)  Va da sé che nella forma italiana in cui ci è pervenuto, il film non è assolutamente giudicabile. E resta l'enigma di quale sia l'episodio aggiunto rispetto al primo montaggio, posto che non si tratti di quello con Pulcrano ricavato dallo smantellamento della cornice d'origine. Girò tutto e solo Dandolo o la riedificazione della storia di collegamento fu opera di Crisanti?"

(Davide Pulici, Michele Giordano, Manlio Gomarasca, Roger A. Fratter) [1]

 

"Due fratelli burini vanno nell'antro di un esorcista, Magus («Ego sum l'Esorcista Magus. Diavoli dell'infernibus, autobus, filobus»), affinchè si capisca quale dei due una certa ragazza debba sposare. L'esorcista, mentre procede a ovvie pratiche con la ragazza, che i fratelli hanno portato nella sua grotta, racconta ai due delle storielle piccanti. Ultimo decamerotico ufficiale e grande titolo del sottogenere. Qualche dubbio circola sul nome del regista, dato come Lucio Giachin, anche da Monthly Film Bulletin, dove il film viene schedato solo come Racconti di Canterbury n. 2. In realtà è un film in parte di recupero. È cioè parte di un decamerotico del 1972, sempre prodotto da Gabriele Crisanti e Luigi Nannerini, mai uscito in Italia, distribuito solo all'estero, intitolato appunto I Racconti di Canterbury n. 2, che verrà tradotto in Inghilterra The Lusty Wives of Canterbury, che aveva come cornice uno degli episodi del nuovo film, il frate al bordello. Nuova è invece la cornice della Bernarda (in realtà Tonina, nel film non figura nessuna Bernarda, di nome,  n.d.r.). Il titolo, secondo il produttore, Gabriele Crisanti, se lo era inventato il distributore, certo Roscitti. Mariangela Giordano tiene in bella mostra il bozzetto del film che la ritrae a casa sua. Ricorda Mariangela Giordano a Stracult: «In un primo tempo si chiamava 'Quant'è bella la Bernarda, chi la tocca, chi la guarda'. La Bernarda ero io! Nel senso che io ero la protagonista della storia. Mi ricordo che andai a Milano per la prima del film e tutta la città era tappezzata dei manifesti del film. Ero amica di Bettino Craxi. Quel giorno lo incontrai e mi salutò dicendomi: 'È arrivata la Bernarda!'» (Stracult). Uscito nel dicembre 1973 anche se il visto di censura è dell'ottobre 1974. Vietato ai minori di 18 anni. Altro titolo: Il sessorcista. In Francia noto come Du Décaméron a Canterbury."

(Marco Giusti) [2]

 

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Quant'è bella la bernarda, tutta nera, tutta calda: manifesto dell'irreperibile versione francese, corrispondente all'edizione originale (I racconti di Canterbury n. 2) bocciata in censura e mai circolata in Italia 

 

Visto censura [3]

 

Presentato in Commissione di revisione cinematografica in data 7 luglio 1973, come Quant'è bella la bernarda, chi la tocca... chi la guarda (Gli audaci racconti di Canterbury), ottiene sonora bocciatura per via "della tematica stessa del film che si articola in vari episodi consistenti, e nel complesso e nei dettagli, in squallide rappresentazioni di rapporti carnali normali ed anormali, sia nelle numerose sequenze di nudi e di congressi carnali rappresentati con evidenti finalità erotizzanti, sia dal continuo ed assillante ripetersi di espressioni volgari chiaramente configurabili come turpiloquio. (...) Cause che fanno considerare il film contrario al buon costume."

 

Il film, tagliato, non passa nemmeno alla seconda sezione, tenuta il 24 settembre 1973; una scelta motivata dai censori "oltrechè dalle numerosissime sequenze di nudi, di congiungimenti carnali (normali ed anormali), dal continuo ripetersi di frasario volgare che rasenta il turpiloquio, dalla tematica stessa del film che è basata tutta su una serie di storielle piccanti e volgari raccontate a turno dalle prostitute di un bordello."

 

Il 23 ottobre 1974, (ri)presentando versione pesantemente modificata -  eliminata la cornice del bordello (rimasta forse come episodio Frate Fontanarosa) e reintegrati non meglio definiti tagli con scene aggiunte girate ex novo - e con il nuovo titolo Il sessorcista (chiaramente ispirato dal successo del contemporaneo film di Friedkin poi mutato in fase di distribuzione in Quant'è bella la bernarda, tutta nera, tutta calda), la produzione riesce ad ottenere parere favorevole (v.c. n. 62774) "alla concessione del nulla osta per la proiezione in pubblico, con il divieto di visione per i minori degli anni 18, per tematica del film e la presenza di numerose scene di carattere erotico che possono, come tali, incidere negativamente sulla particolare sensibilità dei predetti minori. Il Presidente e la prof (...) esprimono il proprio dissenso perché anche con i tagli apportati rispetto alla precedente edizione, il film per insistenti riferimenti al sesso, con dialoghi da trivio che possono integrare il turpiloquio, si sviluppa in una serie di episodi che singolarmente e nel loro complesso, offendono il buon costume."

 

Metri di pellicola accertati: 2550 (94' ca a 24 fps).

 

Sinossi estratta dal verbale allegato al nulla osta 

 

"Due sempliciotti di campagna si recano da un esorcista per far sì che una donna di cui loro sono innamorati scelga finalmente colui che la sposerà. Il mago approfitta della situazione e con astuzia si fa portare la donna contesa, quindi con la scusa di magici esorcismi ben pagati dai due sempliciotti, profitta della ragazza. Per tenere occupati i due pretendenti racconta loro delle novelle.

1°) Due sposini di campagna, privi di qualsiasi esperienza, cercano di consumare la loro prime notte, goffamente consigliati dai loro rispettivi parenti. E tutto finirà con un randellata in testa al giovane sposo. 

2°) Una moglie fedele insediata da uno spasimante intraprendente e maldestro, giocherà a questi una seria di burle fino a farlo finire nel letto nuziale con il suo gelosissimo marito.

3°) Un predicatore dalle pie parole ma dalle azioni tutt'altro che pie, còlto in flagrante in un bordello ingannerà con uno sproloquio i suoi confratelli, tanto da apparire ai loro occhi un santo.

4°) A causa di una gara di bellezza tra un nobile e un bifolco, i due contendenti si accorgono che le loro consorti li cornificano abbondantemente. Così, convinti di essere degli incompresi, se ne vanno per il mondo abbandonando le loro infedeli donne.

5°) Vista sfumare la sua virilità, Messer Giannetto si fa curare da un falso stregone che, complice il suo valletto, lo fa cornuto e lo spoglia del suo denaro.

6°) Vittima di una strana allergia, il cavalier Mirafiore al sol sentire odore di aglio diventa un toro infuocato. Vittime più o meno consenzienti a questa strana malattia sono una serva, un'ancella e la stessa regina. Mirafiore finirà nelle segrete per la gioia del suo re.

Terminate le storie il mago ordina ai due sempliciotti di tornare a casa con la loro donna, ma questa compreso l'inganno dello stregone lo farà portare via dai suoi spasimanti in sua vece rimanendo padrona del campo e del denaro dei due."

 

 

NOTE

 

[1] "Chiavi in mano - Novelle proibite di donne svestite" (Nocturno libri), pag. 221 - 222 - 225.

 

[2] "Dizionario Stracult della commedia sexy" (Bloodbuster), pag. 377.

 

[3] Dal sito "Italia Taglia".

 

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"Cara mona, che in mezzo a do colone

ti xe là messa, come un capitelo,

per cupola ti ga do culattone,

e 'l bus del Cul sora xe 'l to Cielo.

Perché t'adorin tutte le persone

ti stà coverta sotto un bianco velo,

che, se qualcun te l'alza, e che t'espone,

vittima sul to altar casca ogni Oselo."

(Giorgio Baffo)

 

Quant'è bella la bernarda, tutta nera, tutta calda (Lucio Dandolo, 1975)

 

F.P. 11/09/2023 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 89'54")

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