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Mistress America

Regia di Noah Baumbach vedi scheda film

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La recensione su Mistress America

di laulilla
7 stelle

New York è una città difficile per chi ci vive senza conoscere qualcuno, senza punti di riferimento che ti facciano sentire meno sola, soprattutto se sei una donna molto giovane come Tracy (Lola Kirke), sempre vissuta in provincia, avvolta nella protettiva bambagia di una madre vedova. Ora, al College, deve cavarsela da sola, cercando di sfruttare ogni opportunità per realizzare la propria aspirazione più profonda: diventare scrittrice. Il Circolo letterario al quale vorrebbe essere ammessa è di difficilissimo accesso, spesso sbarrato da altri aspiranti scrittori, compreso il ragazzo del College che, data la rivalità, si è subito pentito di averla corteggiata. Per questo la giovane aveva deciso di incontrare Brooke (Greta Gerwig), la trentenne figlia dell’uomo che presto avrebbe sposato, in seconde nozze, sua madre.

Brooke è, come altri personaggi di Baumbach , da Greenberg a Francès Ha, a Josh di Giovani si diventa, un’amabile velleitaria, una giovane donna piena di idee che non sempre riesce a rendere concrete, rimanendo tenacemente convinta, però, che prima o poi riuscirà a realizzare il sogno, che coltiva da tempo, quello di aprire un ristorante hamishe, capace di offrire non solo cibo di grande qualità ai clienti, ma anche una serie di servizi che li facciano sentire a casa. Le due giovani, dunque, si incontrano e si raccontano; simpatizzano subito e si organizzano sperando di vincere le rispettive difficoltà. Le aspirazioni frustrate di Brooke forniscono, però, più di uno spunto al romanzo che Tracy ora si è finalmente messa a scrivere per diventare famosa: proprio le pagine di quel romanzo, letto a Brooke ad alta voce, per dispetto, da una donna stupidamente gelosa, rischiano di incrinare la loro amicizia per sempre.

Il film dunque fornisce, principalmente, il ritratto di due giovani donne che si muovono fra mille difficoltà nell’America di oggi, alternando alle molte sconfitte, anche qualche provvisorio successo, ma che non perdono mai completamente la fiducia in se stesse, né la voglia di farcela. In questo caso le due giovani sono assai diverse: come il personaggio di Jame  (sempre in Giovani si diventa) Tracy è “soprattutto assetata di sapere e di vita“* e si impadronisce avidamente delle esperienze di Brooke, che successivamente, nella scrittura, interpreta anche distorcendole**. Brooke, invece, nonostante le apparenze e l’ostentata sicurezza, sembra davvero la più fragile delle due, quella che continua, a trent’anni, a navigare a vista fra gli scogli e le insidie della società contemporanea contando sulla solidarietà di un’amicizia, quasi di una sorellanza che ora sente tradita**.

 

Quest’ultima fatica di Baumbach, perciò, ripropone il tema del confronto, che può diventare conflittuale, fra giovani-adulti e giovani che crescono e che ai primi guardano in modo da non ripeterne errori e ingenuità. All’ottima interpretazione di Greta Gerwig (che ne è stata anche la co-sceneggiatrice) e di Lola Kirke è affidata la riuscita di questo film, secondo me interessante e intelligente anche se non sempre convincente come gli altri che lo hanno preceduto.

 

*si tratta di un’autocitazione dalla mia recensione di quel film (i lettori mi perdoneranno!)

 

**Il problema è, come ben sa ogni scrittore vero, che la traduzione della realtà, senza mediazioni, è impossibile, perché la realtà grezza è da interpretare e anche da distorcere, se occorre, fino a corrispondere a ciò che egli ha in mente. Il film contiene quindi, anche una riflessione, non troppo nascosta, sull’artista, che pur utilizzando molti aspetti della vita reale, li trasforma e li piega alle proprie esigenze che attengono al processo ideativo e creativo e pertanto racconta una propria particolare “verità".

 

 

 

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