Regia di Alfonso Gomez-Rejon vedi scheda film
Un bel film che affronta con leggerezza il tema dell'adolescenza e della fine (e della fine dell'adolescenza)
Penalizzato da un brutto titolo italiano, che arriva persino a sconfessarne la filosofia (come può essere fantastico un anno attraversato e segnato dalla morte di un'amica giovanissima?), questo film affronta con leggerezza il tema dell'adolescenza e della fine (e della fine dell'adolescenza), coniugando "L'amore che resta" con "Be Kind Rewind". Impossibile? Nient'affatto: nella storia dell'amicizia tra un diciassettenne cinefilo in crisi d'identità e autostima tipicamente adolescenziale e una coetanea affetta da leucemia riescono a entrare anche animazioni di vario tipo, fuochi d'artificio verbali, battute e giochi di parole (non sempre perfettamente traducibili in italiano). Il tutto raccontato sul canovaccio della tipica "sindrome di Sherazade": un film amatoriale da girare per la morente, la cui realizzazione sembra in qualche modo tenerla in vita (e il cui compimento ne segna la fine). Un bel film d'adolescenza, di quelli che riescono particolarmente bene agli americani (penso, per esempio, a "Noi siamo infinito"), senza lacrime, ma con molti sorrisi - e anche qualche risata - malgrado il tema trattato. Perché, come ben sapeva Rimbaud, "non si è mai seri a diciassette anni".
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