La recensione su Spy

di IlGranCinematografo

3 stelle

Un terribile susseguirsi di gag fastidiose, incollate l'una all'altra con la bava di lumaca da un regista che qui sembra essersi addirittura dimenticato le regole basilari su come si gira un film.

Ormai, di sberleffi e parodie del classico film di spionaggio il cinema è zeppo in abbondanza, dalla saga di Austin Powers al vecchio Top Secret!., sino al più recente Agente Smart – Casino totale. Ma tutte, comunque, risultano almeno cento volte più riuscite, divertenti e intelligenti di questa, che più che di uno spoof ha le oscene sembianze di un terribile susseguirsi di gag fastidiose, incollate l'una all'altra con la bava di lumaca da un regista (Paul Feig) che qui sembra essersi addirittura dimenticato le regole basilari su come si gira un film, inquadrando puntualmente la scena da mille prospettive per poi affidare il sovrabbondante girato a un team di montatori che però, in odor di demenza pura, le include tutte nel minutaggio. E nemmeno il cast è capace di salvare la baracca: Melissa McCarthy straparla (e il copione ne soffoca persino il naturale potenziale drammatico, che spinge – invano – per emergere nei pochi momenti che si vorrebbero – altrettanto invano – più profondi), Jude Law fa il belloccio (!) e un Jason Statham intrepido e parolacciaro regala gli unici tre o quattro stentati sorrisi che si riescono a fare durante le interminabili due ore di proiezione. E non basta inserire sciatti effetti di rallentatore per abbellire dei segmenti d'azione comunque allucinanti. Senza contare che di gole squartate da veleni, equivoci su asciugamani mignon, mani infilzate da coltelli, falli eretti in fotografia, conati di vomito su cadaveri e pipistrelli palesemente digitali farebbero assai volentieri tutti a meno. Sceneggiatura verbosa oltre ogni immaginazione (e quindi asfissiante già dopo un quarto d'ora): di ridere, naturalmente, neanche a discuterne. Comparsata trash del(la) cantante Verka Serduchka.