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Star Wars - Il risveglio della Forza

Regia di J.J. Abrams vedi scheda film

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La recensione su Star Wars - Il risveglio della Forza

di supadany
8 stelle

Il risveglio della forza o più semplicemente Star wars 2.0, sequel che prosegue la prima mitologica trilogia, ma che, per una moltitudine di aspetti, potrebbe anche essere considerato un remake di Guerre stellari, dal quale attinge a piene mani.

Sicuramente l’apporto di Lawrence Kasdan alla sceneggiatura è andato saggiamente - viste anche molte critiche passate - in questa direzione e si mescola con l’influsso creativo di J.J. Abrams creando quel mix tra vecchio e nuovo che era terribilmente mancato alla trilogia firmata da George Lucas a cavallo degli anni 2000.

In una galassia lontana lontana, Luke Skywalker è scomparso nel nulla, con il Primo ordine (il nuovo impero) e la Resistenza che lo cercano disperatamente e per motivi opposti.

La chiave per trovarlo è nascosta nel droide BB-8, recuperato dalla giovane Rey (Daisy Ridley) in fuga insieme all’ammutinato (dalle forze del male) Finn (John Boyega); insieme finiranno sulla strada di Han Solo (Harrison Ford) e del fidato Chewbecca.

Partiranno alla ricerca della Resistenza con quella che sembra la chiave di tutto, in poco tempo però anche gli inviati del leader supremo Snoke (Andy Serkis), capitanati da Kylo Ren (Adam Driver), finiranno sulle loro tracce, mentre una minaccia di morte aleggia su tutta la galassia.

 

Daisy Ridley

Star Wars - Il risveglio della Forza (2015): Daisy Ridley

 

J.J. Abrams s’imbarca nell'universo di Star wars mostrandosi sorprendentemente parco nelle scene d’azione; non esagera, evitando sempre di (s)cadere nel caos (penso, ad esempio, ai due The avengers), e, per di più, le mescola sempre con qualcosa d’altro tenore, in un continuo svolgimento parallelo.

Insomma, se aveva trasformato Star Trek, soprattutto Into the darkness, in una sorta di Star wars, questa volta preferisce una veste filologica, proponendo tutto ciò che ti aspetteresti d’incontrare.

Da questa scelte, nascono entrate dosate lungo tutta la durata dei vecchi protagonisti, impossibile non lasciarsi trasportare indietro nel tempo per i fans di vecchia data, nel rispetto di quello che fu, legami di sangue (oggi come allora), disfide senza tempo tra il bene e il male e, ovviamente, il risveglio della forza che abbraccia i nuovi personaggi.

Tutto scandito da un panorama tecnologico ovviamente aggiornato ai tempi e colorito, oltre che dallo storico umorismo (Han Solo, Chewbecca e i droidi C3-PO R2-D2 sembra di non averli mai lasciati), anche da quel sentimentalismo che J.J. Abrams aveva manifestato già con Super 8 anche se in quel caso l’effetto, oltre ad avere una veste originale, era probabilmente più forte e compatto.

Si tratta comunque di un vero e proprio aggancio allo spirito originale, sembra quasi di tornare a casa dopo tanto tempo trascorso in una galassia lontana, il che genera un effetto empatico evidente, dall’altro lato potrebbe anche apparire come una copia; effettivamente, tante scelte sostanziali, come uno stretto legame parentale, battaglie spaziali, nuovi portatori della Forza, anziani saggi pronti a dare i loro consigli (and many more), sembrano semplicemente traslati nel tempo e su una gamma di personaggi allargata tra vecchi e nuovi pronti al passaggio del testimone.

Se rivedere i protagonisti di un tempo, che in fondo non abbiamo mai abbandonato, è il più classico dei colpi al cuore (e sostanziale punto di vantaggio rispetto alla più recente trilogia di George Lucas, Harrison Ford è imperdibile), le new entry non riescono a rinnovare l'antico sfarzo, anche se Daisy Ridley possiede una discreta dose d'argento vivo e John Boyega è chiamato a essere l’elemento fuori posto (di tutte queste avventure farebbe anche a meno). Così, meglio di tutti figura il nuovo droide BB-8, che a tutti gli effetti può posizionarsi in zona dei suoi mitici colleghi di latta (e può fare a gara col pixariano Wall-e per lo scettro del miglior robot al cinema degli ultimi anni).

Quando si gareggia con una spinta mediatica lunga anni (con, tra l’altro, i spoiler casualmente intercettati, tutti confermati) e con un’icona che ha sfidato vittoriosamente il tempo, diventa ancora più difficile dare un giudizio; per quanto mi riguarda, mi sembra ci sia stato tutto il (dovuto) rispetto del caso e che si sia lavorato bene all’interno di una gamma di personaggi molto ampia, con poco più di 130 minuti che sembrano presentare anche molto di più, semmai quello che manca risiede in alcune scene chiave (non tutte) che non arrivano alle vette che si potevano aspirare e nella difficoltà di ricreare un vero e proprio effetto sorpresa, mentre, per quanto si tratti di un primo step, si riesce a dare una chiusura sensata (ad esempio, siamo lontani dai tagli brutali de Lo Hobbit), per quanto, ovviamente, lo sguardo non può che prodigarsi nello scrutare quella che potrà essere la nuova pagina che ci attende.   

Miracoloso revival di un mito.

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