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Sopravvissuti

Regia di Craig Zobel vedi scheda film

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La recensione su Sopravvissuti

di mck
7 stelle

...è una ruota che gira...

 

 

Biblicamente, facciamo un po' di nomi...

 


Craig Zobel (1975), regista di “Surfacing, aka: a Letter from My Father”, Great World of Sound, “Compliance” - questi ultimi due da lui anche sceneggiati -, alcuni episodi di serie tv (“the Leftovers”, “American Gods”, “Outcast”, “WestWorld”, “One Dollar”) e soprattutto del (fatto e finito, ma non più) prossimo al rilascio “the Hunt”, tratto dal celeberrimo racconto “the Most Dangerous Game” di Richard Connell del 1924 e già trasposto su grande e piccolo schermo innumerevoli volte dopo la prima del 1932 ad opera di Irving Pichel ed Ernest B. Schoedsack, tutt'ora “bloccato da” un twit o meglio da un “Qua!-Qua!” di Donald “Duck” Trump in séguito alle stragi di El Paso (Texas) e Dayton (Ohio) - pochi ma troppi asini blu con Rolex, Cartier e Patek Philippe al polso che sparano alla marea (s)montante di dismessi e voltagabbanici elefanti rossi nouveau-pauvre (red-neck & white-trash & blue-collar) -, oltre che collaboratore a vario titolo di David Gordon Green (co-produttore e/o direttore della seconda unità per “George Washington”, “All the Real Girls”, “UnderTow”, “Prince Avalance” e “MangleHorn”), fa parte di quella folta schiera di registi anglofoni (statunitensi, britannici, canadesi, australiani, neozelandesi) quaranta-cinquantenni “medi”

 

 

-[la generazione precedente: Peter Medak ('37), John Irvin ('40), Michael Apted ('41), Jon Avnet ('49), Phillip Noyce ('50), Steven Knight ('59)...]- che comprende Jeremy Podeswa (1962: “the Five Senses”), Daniel Minahan ('62: “Series 7: the Contenders”), Mark Evans (1963: “My Little Eye”), Brad Anderson (1964: “Next Stop Wonderland”, “Happy Accidents”, “Session 9”, “the Machinist”, "Sounds Like", “Transsiberian”, “Vanishing on the 7th Street”, “the Call”, “StoneHearst Asylum”, “Beirut”, “Fractured”), Marc Forster (1969: “EveryThing Put Together”, “Monster's Ball”, “Finding Neverland”, “Stranger than Fiction”, “World War Z”), Vincenzo Natali (1969; “Cube”, “Cypher”, “Nothing”, “Splice”, “Haunter”, “In the Tall Grass”), Mike Flanagan (1978: “Oculus”, “Before I Wake”, “Hush”, “Ouija: Origin of Evil”, “Gerald's Game”, "the Haunting of Hill House", “Doctor Sleep”) e Zak Hilditch (19??: “These Final Hours”, “1922”, “RattleSnake”), e di questo ricco insieme mi sembra proprio essere quello che a tutt'oggi, fra medio-alti e bassi (il “crollo” di Natali e Hilditch, la “stasi a passo di gambero” di Anderson, la “risalita in falsopiano” - ma è quello ch'era partito peggio - di Flanagan), s'è - apparentemente, almeno in parte, e soprattutto rispetto agli altri e con un pensiero rivolto a "the Hunt" - perso meno per strada  

 

 

-[pur giocando molto con i cliché delle triangolazioni psicologiche, che già ammantavano/appesantivano “Compliance”, in pratica, però, anche, strutturalmente (pre)costituendolo, e che qui, estrapolati dalle traiettorie del romanzo di partenza, vivono di geometrici e “scolastici”, anche se ben interpretati e cesellati, rapporti di causa-effetto / azione-reazione: Loomis (un come al solito buon Chiwetel Ejiofor: “Serenity”, “InSide Man”, “Children of Men”, “RedBelt”, “12 Years a Slave”) che dice ad Ann (Margot Robbie, bella e brava, brava e bella: “Pan Am”, “the Wolf of Wall Street”, “Tonya”, “Once UpOn a Time in... HollyWood”) di non aver alcunché in contrario al fatto che lei, se lo vuole, possa senirsi “libera” di mettersi con Caleb (Chris Pine: i 3 "Star Trek" della Kelvin TimeLine, “Hell or High Water”, “I Am the Night”, ma qui forse un po' stonato... in “sintonia” insomma al coro che intona a volte steccando...), mentre questi giochicchia di elastici stuzzichi non pressori e attende sia lei a presentarsi sulla soglia...]-, poi chissà...

 

 
Che dire, allor dunqu'e quindi, di “Z for Zachariah”, scritto dal semi-esordiente Nissar Modi traendolo dall'ultimo romanzo, uscito postumo nel 1974 e vincitore di un Best Juvenile Mystery Fiction agli Edgars (Edgar Allan Poe Award), di Robert C. O'Brien (1918-'73), fotografato (magnificamente, ma questo si sa e sarebbe ben strano il contrario) dal davidgordongreeniano Tim Orr, montato e musicato dalle fedeli Jane Rizzo (“Great World of Sound”, “Compliance”, “Ain't Them Bodies Saints”, “Maggie”, “Leave No Trace”, “One Dollar”) ed Heather McIntosh (“Compliance”, “HoneyMoon”, “One Dollar”) - da ascoltare per lo meno “Hymn (Part 2)” -, prodotto da Tobey Maguire & C. e distribuito da LionsGate? Innanzitutto, che la premessa necessita di una scontata buona dose di sospensione dell'incredulità... geo-meteorologica. Poi, beh... Carino, eh...  

 

 

Un “Bokeh” (ovvero, anche: persone-che-costruiscono-cose: adoro) che - pur inscenando, un po' maluccio, nel sotto-finale, quel che altro non è che un Totem dei Topoi, ovvero il "Dammi la mano che ti teng..." - se la tira di meno? Eh... Carino-bis, carino-tris, carino-sì, hm-hm...

 

 
E non basta certo la citazione di/da “Stalker”, tanto pedissequa copia conforme quanto parafrasante, per fare... qualsiasi cosa gli autori volessero fare...

Addenda 03/11/'19. Ho chiesto al regista delucidazioni su questa scelta di sostanza/contenuto e forma/stile, che ha così risposto: "Because the scientist, the poet, and the believer" [chiamando in causa la sacrosanta tripartizione geometrica del prosopon/phersu/persona (maschera, personaggio, carattere) che costituiscono la triangolazione (grossolanamente: scrittore/intellettuale + scienziato/professore + stalker/credente, mentre in realtà i confini spesso si sfilacciano, s'intrecciano, s'innestano e collassano gli uni negli altri) del film di Tarkovskij tratto dal romanzo dei fratelli Strugackij] e "I would say in Stalker, the poet believes when it’s convenient. Like poets do!" (come a dire: "...i poeti / che strane/brutte creature...").

 

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Però molto bello l'andante con calma del finale a smorire, tronco e monco, ambiguo (non so in quale quantità e qualità ripreso direttamente - in un senso morale generale e nell'atmosfera - dal romanzo, certo è che nel libro Loomis uccide un suo collega e non il fratellino di Ann, mentre il personaggio di Caleb è una totale invenzione - riassuntiva e aggregante triangolazioni infra/inter-personali e prima catalizzatrice poi scatenante rapporti di forza azioni/reazioini - della sceneggiatura), e, beh, sì, biblico: la Spartizione delle Terre...

 


E di nuovo, daccapo, via: dopo la "ultima" vecchia Z tocca alla nuova “prim(ev)a” A...

* * * ¼ - 6½

 


Poi, io aspetto Betty Gilpin che in canotta ammazza tutti in “the Hunt”, stupido Trump.

https://slate.com/culture/2019/07/the-hunt-gilpin-swank-zobel-trailer.html
https://slate.com/culture/2019/08/trump-tweets-liberal-hollywood-racist-the-hunt.html
https://slate.com/culture/2019/08/the-hunt-canceled-director-craig-zobel-donald-trump.html
- https://www.ilfoglio.it/cinema/2019/08/24/news/the-hunt-colpito-dalla-critica-preventiva-di-trump-270704/

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