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Codice 999

Regia di John Hillcoat vedi scheda film

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M Valdemar

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La recensione su Codice 999

di M Valdemar
7 stelle

 

locandina

Codice 999 (2016): locandina




«È solo un altro lavoro di merda». Un colpo, un altro ancora, una fottuta strategia (provocare un triplo 9 - agente a terra - come codice di distrazione di massa delle forze dell'ordine) che annuncia l'ineludibile, annunciata tragedia.
Action-thriller dai modi (c)rudi e dai toni oscuri, Codice 999; feroce ritratto crime di luridi sbirri corrotti e cattivi e sbirri buoni e ufficiali s(tra)fatti, di tormentate anime dirette ad urbani inferi tra rapine ad effetto e ammazzamenti ferini, di ambienti popolari sospesi nell'inviolabilità del(la quotidianità/banalità del) male, d'immarcescibili matrone sedute sul trono della "cosa nostra" russo-ebrea.
E di facce immerse nel fango d'un destino pronto a compiersi, a comporre il coro/circo di figure (Affleck precipitato nel magma, Ejiofor oppresso e risoluto, Collins jr sommerso nella melma del male, Harrelson borderline, Winslet dominatrice, Paul tossico disperato, Mackie perso, Reedus belva sacrificale, Gadot e Palmer accessori al sistema) che popolano una sporca, lurida faccenda.
Niente eroi né protagonisti belli né catarsi a (ri)pulire coscienze e dettare morali (salvi)fiche; ma nemmeno nessuna concessione a facili ammiccamenti: l'etica del crimine e dei criminali non abita qui, l'atto risolutivo ad opera del volto pulito neppure (al massimo, confuso, vi assiste da lontano).
L'opera di John Hillcoat - che succede al pretestuoso Lawless - trascende una storia normale (certo non impeccabile nella scrittura, priva di profondità, approssimativa in alcuni passaggi ed elementare nelle psicologie basilari) ma archetipica - una raccolta di volti-azioni-scelte-conseguenze appartenenti storicamente/esteticamente all'immaginario collettivo - inabissondone corpo, scansione narrativa e filigrana contenutistica nei rigorosi dettami e nella viscosa sostanza rappresa del Genere.
Un'immersione nel torbido, nell'irrisolto, nel concreto: tra l'esercizio di stile e il taglio documentale (camera a mano, riprese concitate nell'inscenare l'azione, movimenti di macchina fluidi - in zona quasi "manniana" - messa a fuoco tesa e centrale, fotografia ruvida-realistica) lo scarto che determina le coordinate della rappresentazione.
Diretta, asciutta, priva di orpelli e virtuosismi fini a sé stessi ma ficcante, penetrante, abile a eccitare climax e tenere sotto controllo ritmi e spazi: la lunga sequenza nell'incipit (la classica rapina in banca che tracima in fuga spettacolare e raffica di colpi per le strade della caotica, assorta Atlanta) così come l'elegante infuocata convergenza di massa nei luoghi del triplo 9 (con preludio tra gli anfratti bui e sordidi delle temibili case popolari: agguato tesissimo, risoluzione feroce) rivelano l'accuratezza e la gestione degli elementi tutti (come detto annegati nei liquidi grumosi del genere e dei generi), i tratti foschi e i fatali risvolti della materia filmica.
Materia che l'inconfondibile sound di Atticus Ross e soci (nonché il repertorio di brani scelti) - pulsante, agente sottotraccia sottopelle sottopixel, elettronica che corrode e (sovra)incide - ovatta e (si) rende insinuante dispositivo preparatorio al tragico imminente.
Non sarà un titolo indimenticabile né imprescindibile, Codice 999 - stanti l'esplicita mancanza di ambizioni alt(r)e, la fragilità del testo, il riverbero di déjà-vu - però s'erge a solidissimo bastardo dramma d'azione.
Lo sguardo a (dis)perdersi nel finale sospeso di Woody Harrelson e le liriche scorrette dei seminali Cypress Hill sui titoli di coda (Pigs, trattata da Ross) (non) chiudono i conti.


This pig is known as a Narco / If he's a pig or not, we know that he could be / This pig he's a fuckin' fag / So all his homepigs they call him a pussy. / Well this pig he's really cool, / So in this class we know he rides all alone. / Well this pig's standin' eatin' donuts, / While some motherfuckers out robbin' your home ...




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