Regia di Paul Katis vedi scheda film
I film di guerra hanno, purtroppo, sempre nuovo materiale su cui basarsi, storie vere che spesso sono scritte meglio di un qualunque bravo sceneggiatore. La vita e la morte, sugli innumerevoli fronti aperti degli ultimi anni, si alleano per dare al cinema bellico, nuova linfa. Così succede in questo ottimo esordio dell'inglese Katis, dopo una gavetta fatta sulla breve distanza. Ci porta in Afghanistan, dove un gruppo di parà inglesi, stanziati nei dintorni della diga di Kajaki, nell'esplorazione di una gola, un antico letto di un fiume prosciugato, che taglia in due un crinale, rimangono vittime delle mine sovietiche, retaggio di un'altra guerra ormai superata dalla Storia. Si calcola che sul territorio afghano vi siano oltre dieci milioni di mine sovietiche inesplose. La compagnia si trova ben presto impossibilitata a muoversi, nel timore che l'esplosione che ha mutilato uno di loro, si ripeta, compiendo una carneficina. Ne scaturisce un film di grande tensione, dove gli eventi, molto drammatici, sono raccontati in maniera asciutta e anti spettacolare, con la giusta dose di retorica e con una straordinaria interpretazione di tutti gli attori protagonisti, che finisce per coinvolgere emotivamente lo spettatore, trascinandolo con loro in quei pochi metri quadrati di polvere, deserto e disperazione. Una storia forte, che non tralascia nulla, dura come la roccia. La regia di Katis è splendida nell'abilità di far vedere quello che accade senza diventare protagonista con virtuosismi inutili e ridondanze. Un film di guerra strepitoso, una piccola pagina di eroismo vero, di cameratismo e di forza di volontà. Una delle più belle sorprese di questo 2015. Eccellente!
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