Regia di Mario Bava vedi scheda film
Mario Bava è un regista che ha avuto molto meno di quello che meritava. Fa sorridere come alla fine del film egli ci mostri il "trucco" dietro tutto, e fa senso pensare come con cosí pochi mezzi riuscisse a creare certi pezzi di cinema che hanno influenzato molti registi a venire. Il primo episodio è pura suspence Hitchcockiana, mentre il secondo è l'arte dell'inquadratura; seppur senza un soldo l'ambientazione è credibilissima, e il ritmo lento riesce a farci sentire il freddo di quei boschi e l'ansia respirata dai protagonisti. É un susseguirsi di trovate geniali che fanno sembrare il film come appena uscito, grazie ai suoi tocchi surreali e fuori dal tempo è invecchiato benissimo. Il terzo episodio è quello che incute più ansia, anche qui le trovate geniali si susseguono: il temporale che crea illogicamente bagliori di luce verdi a cadenza regolari (Dario Argento prenderá spunto) e terrificanti manichini usciti dall'aldilá, la morale della storia è quasi black humour e senza scampo. I gatti che infestano la magione della medium defunta mi ricordano un certo Tim Burton, che sia sia ispirato da qui per la casa della sua Catwoman?
Il titolo inglese del film, Black Sabbath, ispirerà gli omonimi padrini dell'heavy/doom metal capitanati da Ozzy Osbourne. Che stile ragazzi!
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