Regia di Eleonora Danco vedi scheda film
Fra la crisi economica e quella dei quarant’anni; fra la perdita delle radici e il dramma delle doppie punte;?fra le domande esistenziali e l’unica domanda che contasse, al mare con mamma, dopo pranzo: «Fra quanto posso fare il bagno?». In mezzo, proprio lì nel limbo, si incunea e si accoccola su se stessa l’opera prima dell’attrice, autrice e performer Eleonora Danco, qui nei panni di se stessa e di “Anima in pena”. Morettiana nello spirito e nel cocciuto egocentrismo, si sposta a piedi o a bordo di un letto, nuda o in pigiama, armata di piccone o immersa negli Oro Saiwa. Mette in scena il suo ego e la sua generazione, quella prima dei nativi digitali, quella che ormai non è più nemmeno X, forse è N: come niente, come non sa/non risponde. E allora, per sfida e per confronto, interroga le altre generazioni: intervista gli anziani della natìa Terracina e gli adolescenti della periferia romana, pone loro le medesime domande sul sesso, sul matrimonio, sulla società, entrando nel campo inquadrato per sbugiardare la sua stessa ricerca di verità. Danco mette in posa gli interlocutori/burattini, allestisce comizi d’amore mezzo secolo dopo, non cerca rivelazioni e non tira conclusioni: intorno ai suoi botta & risposta con nonni e ragazzini, scintilla mesta la N di nulla (quello che già registrava per Radio3 nel doc a puntate Il vuoto - Anziani e adolescenti a confronto), la N di narcisismo. Ma, anche per raccontare quelle, serve essere capace.
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