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Dove eravamo rimasti

Regia di Jonathan Demme vedi scheda film

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La recensione su Dove eravamo rimasti

di will kane
5 stelle

In età matura ma ancora rock and roll abbastanza da indossare un "chiodo" come uniforme e cantare e suonare la chitarra elettrica sul palco di un locale di provincia in California, sebbene di giorno sia cassiera in un minimarket, Linda Brummel, in arte Ricki Rendazzo, deve tornare a Indianapolis perchè la figlia maggiore ( ne ha altri due), dopo il divorzio, è andata in depressione e ha tentato il suicidio: lì ritroverà il marito alto borghese che si è rifatto una famiglia con la seconda moglie, la diffidenza ed il rancore dei figli, e il generale disprezzo della comunità verso di lei, madre e sposa inaffidabile. Jonathan Demme, a cui comunque va riconosciuto di aver realizzato una "dramedy", sottogenere oggi assai in voga a Hollywood per l'equilibrio tra dramma e commedia, diciamo una commedia con toni e argomenti anche seri, ben confezionata, nonostante la grave malattia che lo ha colpito, è un autore che ha saputo sempre mettere al centro delle storie che ha raccontato personaggi problematici, in credito con la realtà, tutto sommato meno peggio di come si vedono. Se "Rachel sta per sposarsi" è stato un film che ha saputo raccontare, con gran raccolta di sfumature, il disagio tra una persona "scomoda" in una famiglia, soprattutto in un finale che non rimetteva a posto ogni cosa, ma stabiliva infine chi era davvero meno sensibile agli altri, e peggio, qua si guarda l'altro lato del disco, dato che siamo anche in ambito musicale. E quindi, come una "sciamannata" può provare a riorganizzarsi, anche se i treni migliori sembrano già passati, per avere perlomeno dei buoni rapporti e poter farsi apprezzare: peccato che in un finale edificante, in cui si passa dal disprezzo e dall'atteggiamento scostante con cui viene trattata e guardata la protagonista da tutti ( eccetto, a onor del vero, che dall'ex-marito, cui in una scena molto bella Meryl Streep e Kevin Kline concedono di mostrare la fragilità e i punti incrinati di una facciata perfetta), basti una canzone dedicata ai figli per far ballare tutti insieme e perdersi in un delirio d'abbracci, che risulta abbastanza forzato. Visto quel che il lungometraggio ci ha narrato fino ad allora.

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