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Toto le héros

Regia di Jaco van Dormael vedi scheda film

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La recensione su Toto le héros

di Aquilant
10 stelle

Malinconica sinfonia cinematografica che ci racconta con toni dolceamari i sussulti e le oscillazioni di una vita spezzata sul nascere (ma si tratta realmente di pura immaginazione? E se i dubbi del piccolo Thomas fossero fondati?), quasi un viaggio all’interno dell’ossessione umana personificata che si nutre progressivamente della propria materia autorigenerante, suggerendo a più riprese ipotetici giochi del destino alla base di scambi di esistenze accumunate da un analogo male di vita. Questa straordinaria opera prima di Jaco Van Dormael nasce nel segno del fuoco inteso come elemento di caos postnatale, di potere deleterio nei confronti degli affetti più cari e di purificazione e rinascita nel segno della disillusione e della scoperta della reale essenza della vita (“tutto qua?” osserva nel finale Thomas finalmente divenuto più leggero dell’aria). “Toto le héros”, vera e propria dichiarazione di resa alla vita, esordisce sulla scia di “Viale del Tramonto”, ma le analogie si limitano alla voce “post mortem” omodiegetica, appartenente nel nostro caso a Michel Bouquet. La pellicola punta i suoi riflettori sul crepuscolo dell’uomo e sulla sua personale apoteosi autodistruttiva che sembra dettare legge in lungo ed in largo in maniera inequivocabile, seppure abbozzata con mano leggera e stemperata da una sottile ironia di fondo alla stregua di un gioco autoriale ad alto gradiente virtuosistico, ma non per questo privo di un commosso senso di dedizione quasi paterna. Opera ridondante d’inconscia nostalgia che pone in particolare rilievo la nascita e lo sfiorire di sentimenti tratteggiati con un occhio particolare rivolto alle problematiche dell’infanzia, sfiorando il problema dell’incesto con una delicatezza senza pari, talvolta con risvolti decisamente ironici (“Non sapevo che avessi il seno..." "Credevo che lo avessi letto sui giornali.") o sottilmente romantici ("Ti piacciono le mie mani? Quali delle due preferisci?"), unendo sequenze di toccante liricità a situazioni di serratissima suspence, momenti di alta profondità nostalgica ad altri di cupa oppressione, sempre sintonizzata sull’onda del ricordo che si perpetua in continuazione, permettendosi perfino il lusso di fuggevoli richiami grotteschi ad atmosfere “hard boiled” anni cinquanta. Pellicola da considerare dunque come l'immortale poesia di una vita protesa a contrarsi, a ripiegarsi su sé stessa per assorbire i colpi di un destino crudele che sembra non voler mai concedere tregua, non a caso gratificata del premio “Caméra d’or” come miglior opera prima ai festival di Cannes 1991, di quattro “Felix” e del César francese come miglior film straniero. Jaco Van Dormael dà vita a frammenti di esistenze parallele accumunate dal medesimo fallimento vitale, compiendo un viaggio introspettivo all’interno della psiche di un eroe di fine millennio, di quelli privi di spada e di armatura ma in compenso stracolmi di problematiche di natura esistenziale, fino a formare un quadro visivo altamente allucinatorio, prossimo alla fonte del paradosso. L’autore imposta la narrazione su tre diversi piani temporali, contribuendo con un’inesauribile serie di flashback e flashforward a formare un quadro estremamente variegato della situazione, pescando a proprio piacimento tra le varie stratificazioni di un passato più o meno remoto e violentando la linearità narrativa con continue scomposizioni e ricomposizioni che contribuiscono a formare nel finale un vigoroso e disperato affresco di cinema dalla capacità altamente significante, disturbante e sovraccarico al tempo stesso, in cui affiora la misura stilistica di un regista purtroppo estremamente restio nel concedersi al suo pubblico con una certa frequenza e che ci farà attendere ancora un paio d'anni prima di dare alla luce la sua terza prova, "Mr.Nobody". Un regista che ci rende partecipi di uno dei più sconvolgenti e geniali finali della storia del cinema, compendio ed apoteosi di una vita spesa nel grigiore assoluto, vero e proprio olocausto sacrificale, crudo e riverberante epilogo che sconfina nei meandri dell’inverosimile ma che riempie di un suo particolare significato tutto il percorso di una vita perennemente in salita. E non si può alla fine non prendere in prestito il significativo commento di Rena al film in questione: “SE DOVESSI SCEGLIERE UN SOLO FILM DA PORTARE CON ME IN UN ISOLA, NELL'ALDILÀ O IN UN ALTRO MONDO, QUESTO SAREBBE, FUORI DA OGNI DUBBIO, TOTO LE HEROS. SPLENDIDAMENTE CONIUGATO ALLA MIA ANIMA DA PIÙ DI DIECI ANNI.” Giù il cappello, signori, queste sono parole dettate dal cuore, dalla passione per qualcosa di vero ed immacolatamente sincero! E possa un eroe di fine millennio ispirare il cinema d’inizio millennio, al suono di “Boum! Quand notre coeur fait Boum tout avec lui dit Boum et c’est l’amour qui s’eveille!!"

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