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Il ponte delle spie

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Il ponte delle spie

di giurista81
8 stelle

Spielberg va sul sicuro con una storia, a metà strada tra un legal thriller (l'importanza dei valori costituzionali da riconoscere anche a chi non è americano e il diritto di una giusta difesa) e una spy story (tema della guerra fredda e dello scambio di pedine in uno scacchiere su scala internazionale), attinta direttamente dalla realtà. Professionale come sempre, il regista de Lo Squalo ripresenta Tom Hanks (già avuto in Salvate Soldato Ryan) e gli attribuisce il ruolo di avvocato designato per difendere una spia russa. Da incarico di pura facciata e destinato a non portare soddisfazioni (classico caso di avvocato della causa persa, peraltro con un giudice che si comporta in modo tale da esser ricusato per aver espresso la propria volontà prima ancora di istruire la causa), tanto per non fare brutta figura con i sovietici e dimostrare che gli Stati Uniti garantiscono un equo processo anche a un nemico dello stato, l'avvocato riesce a imporsi al cospetto di Cia e popolo (la Cia non fa una bella figura nel film, da un punto di vista etico, e i meriti delle liberazioni vanno tutti all'avvocato che avrebbe dovuto perdere la causa). Minacciato da ogni parte, Hanks riesce a convincere il giudice, sulla base di argomentazioni fondate su possibili evoluzioni future su scala internazionale (quelle che io chiamo le proverbiali "proiezioni"), a non condannare a morte il proprio paziente (definito il Colonnello) perché, in fondo in fondo, ha semplicemente eseguito quanto gli era stato richiesto dal suo paese e perché potrebbe rivelarsi una pedina con cui trattare col nemico. La mossa si rivelerà decisiva e utile a scambiare l'uomo con un cittadino americano (il solito che va a cacciarsi nei pasticci da solo e probabilmente filo comunista) e un militare abbattuto durante una ricognizione su territorio sovietico finalizzata a scattare foto strategiche (unico momento d'azione in tutto il film). Dei due, ovviamente, alla CIA nulla importa del primo, ma per l'avvocato un uomo è pur sempre un uomo, a prescindere dalle mansioni e dalle conoscenze.

Tom Hanks è eccezionale, con le sue pause e i cambi di espressione che comunicano in modo incisivo i cambi d'umore. "Un Uomo tutto di un pezzo" dirà di lui il glaciale ma simpatico cliente. "Ma lei non si preoccupa mai?" gli chiederà Hanks, quando le cose stanno per volgere al peggio. "Servirebbe?" gli risponderà di continuo il cliente, un artista capace di dipingere ritratti da grande maestro per poi dire che la vera artista è la moglie, musicista a Mosca. Nei panni di quest'ultimo c'è Mark Rylance, premiato con l'oscar quale migliore attore non protagonista, il quale fornisce sontuosa performance. Glaciale, col vizio di tirare su col naso (buon esempio di caratterizzazione comportamentale), incarna l'ideale di spia. Peraltro molto diverso dal pilota americano, che invece si lamenta e sbraita. In queste sfumature (come nel mancato saluto al diplomatico tedesco al momento della liberazione dello studente americano) si intuiscono, tra le righe, i significati del film. "Quando ero piccolo mio padre mi diceva sempre di guardare un uomo" spiegherà Rylance (la spia russa) ad Hanks. "Un giorno lo vidi picchiare dai partigiani. A ogni colpo che subiva andava giù e si rialzava... allora loro lo colpivano più forte, ma lui si alzava sempre... Alla fine, proprio per questo, lo lasciarono vivere... Ecco, lei mi ricorda quell'uomo." La tenacia e l'affrontare la morte con onore vengono (quasi) sempre premiati.

Un film dunque che rievoca il clima di sospetto degli anni cinquanta e che, dopo aver preso le mosse in America, trova il suo terreno di confronto (e non scontro) diplomatico in territorio tedesco, a Berlino Est, durante la realizzazione del muro teso a dettare i confini della c.d. cortina di ferro. Spielberg mostra l'atrocità del periodo (c'è una terribile sequenza con dei ragazzi che vengono mitragliati mentre, di notte, tentano di saltare il muro. Spielberg farà un parallelo, a fine film, con Hanks che vedrà la stessa scena negli Stati Uniti solo che qua i ragazzi saltano una rete per gioco e nessuno spara a loro), la disperazione di un popolo trovatosi diviso anche sotto il profilo degli affetti familiari. Notevole ricostruzione scenografica (vediamo una Berlino da ricostruire, tra macerie e neve), ma soprattutto una fotografia con chiari e scuri spesso in contrasto così da creare un'atmosfera da noir. Bel film, senza ombra di dubbio, anche se solo per un certo tipo di pubblico vista l'assenza di azione. Ecco, lo definirei un prodotto commerciale ma dai contenuti colti. 

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