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Il ponte delle spie

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il ponte delle spie

di ethan
8 stelle

In piena Guerra Fredda, negli USA viene arrestata la spia sovietica Rudolf Abel (Mark Rylance), mentre di lì a poco, il pilota americano di aerei Francis Gary Powers (Austin Stowell) viene abbattuto e catturato dagli URSS: i servizi segreti delle due potenze, mediante CIA da una parte e KGB dall'altra, si muovono per un ipotetico scambio tra i due da effettuarsi in una Berlino oramai divisa da un Muro che tante altre tragedie umane provocherà. Dalla parte americana verrà incaricato di gestire la scottante faccenda, che potrebbe minare i già flebili equilibri tra le due superpotenze, l'avvocato esperto di assicurazioni James B. Donovan (Tom Hanks), che, una volta sul posto, dovrà occuparsi anche del sequestro dello studente americano Frederic Pryor (Will Rogers) e si muoverà tra burocrati più o meno collaborativi, fino all'appuntamento decisivo sul ponte di Glienicke.

Steven Spielberg torna con 'Il ponte delle spie', a tre anni di distanza da 'Lincoln', ad un cinema di grande impegno civile ed umanista, rappresentante di una delle due anime dell'autore - l'altra è quella più disimpegnata e creatrice di blockbuster come 'Jurassic Park' e 'La guerra dei mondi' che, a dir il vero, non mi fa impazzire - che si perpetua in una carriera ultraquarantennale. 'Bridge of Spies' parte da una storia realmente accaduta ma questo elemento, 'pericoloso' se non addirittura nocivo per tanto cinema a causa della prassi consolidata - tipica di tanto cinema hollywoodiano ma esteso anche ad altre industrie e cinematografie - di imbastire storie che, partendo da un elemento concreto, si muovono su canoni ben delineati e infarciti da abbellimenti per compiacere e attirare il maggior pubblico possibile, si tramuta, grazie alle sapienti penne dei fratelli Coen e di Matt Charman, che evitano le 'trappole' del biopic con un ricorso ai loro tocchi umoristici, che si riscontrano in alcuni personaggi secondari, e alla regia di stampo classico di Spielberg , in una Spy Story di pregevole fattura, con solo qualche sbavatura a livello di ritmo nella parte processuale iniziale e qualche difetto nel disegnare gli ufficiali sovietici tutti d'un pezzo - e il doppiaggio alla Ivan Drago ''Ti spiezzo in due'' fa il resto - e come severi aguzzini del pilota da un lato e, per contrasto, il prigioniero Abel trattato con le pinze dall'altro.

Ciò che ne esce fuori è una grande lezione di cinema, con una parte più dialogata, la prima - con i pezzi di bravura della cattura di Abel all'inizio, tutto giocato su silenzi e perfetto uso del montaggio e dell'abbattimento di Powers, con poco ricorso alla CGI e quindi un chiaro omaggio ai film di guerra degli anni '40 - ed un'altra, più movimentata, che vede l'azione tutta concentrata in una Berlino ostica, gelida e nebbiosa, la cui atmosfera cupa e tesa, specchio dei rapporti tra USA e URSS, è restituita tanto grazie al preciso lavoro dello scenografo Adam Stockhausen quanto alla livida fotografia di Janusz Kaminski.

Un plauso al cast nei due ruoli principali, con un Tom Hanks che, dopo alcune prove in cui non mi era parso al massimo della forma (una su tutte 'Larry Crowne'), torna ad alti livelli, con questo ritratto di James Donovan, un novello Oskar Schindler, uomo dal forte rigore morale, portatore 'sano' di quegli ideali che antepongono l'aspetto umano a tutto il resto ed un Mark Rylance, nella parte della spia sovietica 'fedele' alla sua missione, in stato di grazia, con una recitazione impostata sulla sottrazione, che in più di una sequenza mette i brividi.

Tra i migliori film del 2015.

Voto: 8.

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