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Il ponte delle spie

Regia di Steven Spielberg vedi scheda film

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La recensione su Il ponte delle spie

di FilmTv Rivista
9 stelle

«Ognuno di noi è importante» ripete un paio di volte Tom Hanks nei panni dell’avvocato James B. Donovan che, durante la Guerra fredda, s’improvvisa mediatore di successo nello scambio di spie tra Stati Uniti e Urss al loro “confine” europeo delle due Berlino. In fondo è solo questo - il valore dell’essere umano - che Steven Spielberg racconta con il suo cinema civile, che non è un luogo comune bensì significa, etimologicamente, arte rivolta a formare il vero cittadino attraverso l’analisi della sua storia patria. Ecco perché vediamo spesso sventolare la bandiera a stelle e strisce. Ecco perché Hanks/Donovan spiega che cos’è «il manuale delle regole, lo chiamiamo Costituzione ed è ciò che ci rende americani». Ed è su questo che il protagonista di uno dei film storici più importanti di Spielberg (che da ragazzino girava film in super 8 sulla Seconda guerra mondiale) informa la sua vita e la sua professione di legale che oggi chiameremmo “garantista”. «Tutti meritano una difesa» ripete Hanks/Donovan quando si trova a fare l’avvocato d’ufficio della spia sovietica Rudolf Abel (interpretata da un immenso Mark Rylance). Ed è chiaro che, ieri come oggi, la posta in gioco è altissima. Di fronte a un pericolo, una nazione civile non può mai derogare ai suoi principi costituzionali. E «non importa che cosa pensa la gente». Di questo racconta Spielberg, con straordinaria coazione a ripetere, attraverso una sceneggiatura scritta da Matt Charman con Ethan e Joel Coen, che la puntellano di inserti quasi farseschi. Dal canto suo il regista si diverte a costruire il film con palesi omaggi cinefili, come quello a Hitchcock nell’incredibile sequenza iniziale dell’inseguimento in metropolitana. Con un utilizzo ironico della macchina da presa in un film che è tutto una dissimulazione, come lo specchio che all’inizio mostra la spia dipingere un suo autoritratto. Il riflesso delle azioni di Stati Uniti e Urss è speculare. Spielberg alla fine ci porta fin sul ponte che dà il titolo al film, dove due mondi vengono uniti ma solo per un attimo. A segnare le differenze c’è il punto di vista di Tom Hanks, che da un finestrino a Berlino vede sparare su chi scavalca il neonato Muro, mentre a New York i ragazzini giocano a oltrepassare le recinzioni dei giardini delle case di Brooklyn.

 

Recensione pubblicata su FilmTV numero 50 del 2015

Autore: Pedro Armocida

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