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Jurassic World

Regia di Colin Trevorrow vedi scheda film

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La recensione su Jurassic World

di supadany
6 stelle

Come accaduto pochi mesi dopo con la riedizione di Star wars ad opera di J.J. Abrams, anche con Jurassic world la riformulazione ibrida di un titolo iconico (sequel? Remake? Reboot? Di tutto un po’) porta i suoi frutti.

Colin Trevorrow (Safety not guaranteed) ha imparato a menadito la lezione spielberghiana, la ripete in chiave ammodernata, garantendo l’esclamazione di stupore, ma un po’ tutto viene riproposto perdendo, parziale o abbondante, smalto.

Sono trascorsi oltre vent’anni dai disastri avvenuti al Jurassic Park quando il parco è pienamente operativo e in grado di attirare valanghe di visitatori.

Per rimanere sulla cresta dell’onda, il genetista Henry Wu (BD Wong), agli ordini del miliardario Masrani (Irrfan Khan), conduce la scienza alla sfida con la natura attraverso la creazione di un dinosauro mai esistito, azione che mette a repentaglio struttura e turisti proprio mentre la dirigente Claire Dearing (Bryce Dallas Howard) ospita i sue due nipoti, Zach (Nick Robinson) e Grey (Ty Simpkins).

Per salvarli, deve fare affidamento su Owen Grady (Chris Pratt), addestratore di velociraptor e addetto alla sicurezza, con il quale non c’è mai stato un particolare feeling.

 

Chris Pratt, Bryce Dallas Howard

Jurassic World (2015): Chris Pratt, Bryce Dallas Howard

 

Vedere finalmente aperto il parco, che in Jurassic park del 1992 aveva fatto sognare grandi e (soprattutto) piccini, è un tuffo al cuore, nel segno di quei sogni che Hollywood sa infondere, cullare e in sostanza sfruttare per accalappiare gli spettatori.

Un mood che resiste lungo la visione anche se sempre più affievolito da uno sviluppo tecnico roboante ma anche scolastico, con idee di fondo ben salde, una riproposizione che dà ampio risalto alle conquiste tecnologiche, ma un po’ tutto ammorbidito e meno vibrante, coeso e plastico rispetto all’originale.

Così come in quella occasione, ritorna, e si rimodula, l’esempio (negativo) di management, questa volta con il desiderio di divertimenti sempre più estremi; il pubblico pagante chiede, chi produce, e incassa, asseconda ciecamente, finendo con il mostrare come l’uomo sia piccolo di fronte all’immensità della natura e come le lezioni impartite vengano sempre accantonate e raggirate nel nome del profitto.

Passando a temi di accompagnamento, ecco ancora due ragazzini da salvare, mentre il rapporto tra Owen e Claire richiama molto cinema avventuroso, partendo da un’iniziale distanza siderale (e poi abbiamo imparato che, almeno al cinema, gli opposti si attraggono).

In questo fuoco incrociato, Chris Pratt è sempre più il prototipo del nuovo eroe americano - volto pulito e rassicurante, fisico massiccio e la fortuna di aver scelto/trovato i ruoli giusti al momento più appropriato - Bryce Dallas Howard conferma di essere un’attrice capace mentre il resto del cast rispetta il principio del melting pot, che aiuta a entrare nei più svariati mercati.

In definitiva, Jurassic world riflette troppo la luce altrui perdendone l’intensità; calcolato nello schema di principio, ma poi meno fluido per colpa di palesi ingenuità e forzature maliziose (il finale ne è ricolmo), indubbiamente intrattiene, ma richiamando in modo eloquente un modello migliore in tutto e per tutto, trova il suo angolo di sicurezza (il richiamo garantito, quasi che fosse primordiale), ma anche un metro di paragone che non gli porta troppa fortuna.

Apocrifo spielberghiano; stesso sacco ma farina meno pregiata.

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