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Jurassic World

Regia di Colin Trevorrow vedi scheda film

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La recensione su Jurassic World

di alan smithee
6 stelle

Teaser poster italiano

Jurassic World (2015): Teaser poster italiano

L'ansia di massimizzare i profitti, la necessità di stupire un pubblico come quello di oggi sempre più desideroso di emozionarsi, ma nello stesso tempo sempre più smaliziato e proprio per questo meno proteso a sprigionare colpi di fulmine spontanei e genuini nel palcoscenico della propria intimità, spingono i creatori del parco di divertimenti Jurassic Park, nato dalla penna e dalla fantasia del celebre brillante scrittore e regista Michael Chrichton e portato per la prima volta sullo schermo nel '92 dalla magniloquenza fantasmagorica di Steven Spielberg ormai ventidue anni orsono, a tornare a meravigliare il mondo.

Riaperto il parco sull'isola dopo i disastri procurati dal T-Rex sfuggito al controllo (questo film non prende in considerazione, almeno apparentemente, il bel seguito teso e funzionale sempre di Spielberg e un debole ulteriore tardivo sequel prodotto solamente dal papà di ET ma diretto da Joe Johnston), i nuovi finanziatori decidono che gli animali preistorici classici vengono considerati dal pubblico come degli elefanti allo zoo.

In una fase premeditata di rilancio del parco, forti degli interventi di nuovi spregiudicati finanziatori, e dell'ingegno di scienziati davvero poco scrupolosi se non decisamente avventati, la genetica ed i progressi operati in tale ambito permettono la manipolazione dei geni del dna dei precursori della fauna attuale ritrovati intatti in blocchi di ambra, di mescolarsi con quelli di altri animali attualmente esistenti, per creare un mostro ancora più sorprendente, potente, ma pure scaltro e genuinamente assassino: un killer gigantesco che uccide per il gusto di farlo e che è in grado di organizzare una tattica di attacco degna di un brillante stratega bellico.

Chris Pratt

Jurassic World (2015): Chris Pratt

Bryce Dallas Howard

Jurassic World (2015): Bryce Dallas Howard

Incastonato in una vicenda intima familiare di una normale famiglia come tanti, in cui due fratelli di età differente vengono inviati al parco per lasciare i genitori liberi di affrontare la crisi coniugale in atto e quindi di divorziare, Jurassich World ricalca per filo e per segno le atmosfere che hanno reso astutamente grande il cinema del grande Spielberg: la paura, la tensione ben congegnata nell'ambito di una storia che si concentra, senza mai perdere il filo della vicenda emozionale di base, su problematiche basiche come la famiglia o le sue sempre più effimere possibilità di sopravvivere agli ostacoli sempre più condizionanti e logoranti del tempo e dell'egoismo della vita moderna.

Ne esce fuori un valido prodotto d'intrattenimento che non riesce (non può inevitabilmente) procurare le emozioni del primo capitolo, quando la vista della valle dei brontosauri ci procurava, nel lontano 1992, una visione che anche senza 3D era in grado di scuoterci ed emozionarci per la naturalezza conferita ai pachidermici rettili meravigliosamente rappresentati ed esplicitati sullo schermo: qui il progresso ha reso gli effetti ancora più sofisticati, ma la nostra malizia e l'abitudine a destreggiarci e confrontarci con effetti mirabolanti sempre più perfetti e tridimensionali, ci spinge a restare un po' al di fuori dello spettacolo, come spettatori compiaciuti ma non proprio emozionati seppur letteralmente catapultati dall'occhialino all'interno del parco al pari dei due protagonisti adolescenti.

Chris Pratt è il nuovo volto da blockbuster che piace ed accontenta ambedue i sessi, mentre una truccatissima e quasi robotica Bryce Dallas Howard è una valida scelta che compendia arrivismi senza scrupoli tipici dell'epoca famelica (è proprio il caso di definirla così in questo contesto) a ripensamento/pentimento quando la situazione precipita ed i sensi di colpa e di inadeguatezza cominciano a farsi sentire e a far sudare freddo.

Jurassic World è uno spettacolone fragoroso efficacemente strutturato in cui l'emozione, quella vera e genuina, ahimé latita, lasciando il posto all'appagamento visivo, saziando tuttavia lo spettatore - che non abbia pretese ulteriori differenti da quelle di godersi due ore di tensione sapientemente orchestrata, senza che nulla, ma proprio nulla, fuoriesca dai binari di un cliché ampiamente e saggiamente collaudato - in balia di un giocattolo roboante divertente, ma anche puerilmente risaputo e “telefonato”, premeditato e già vissuto come in presenza di un clone tecnicamente perfetto ed insuperabile, ma anche un po' freddo e risaputo.

 

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