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Totò e Carolina

Regia di Mario Monicelli vedi scheda film

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La recensione su Totò e Carolina

di marcopolo30
8 stelle

Uno dei film più completi interpretati dal grande Totò, impegnato qui in un on-the-road a metà strada fra il comico e la spietata analisi sociale. Il film venne osteggiato e massacrato dalla censura che lo trattò in pratica alla stregua di un atto criminale.

Che beffardo che può essere a volte il destino: Totò, oggi considerato unanimemente (e giustamente) un grandissimo, fù spesso trattato con sufficienza da troppi suoi contemporanei che non perdevano occasione per sottolineare quanto macchiettistico e ripetitivo fosse il suo repertorio artistico. Certo va riconosciuto che molti, troppi dei titoli nei quali recitò erano nient'altro che scuse per farglielo (ri)portare in scena tale repertorio di macchiette. Ma quando poi qualcuno gli dava finalmente la possibilità di lavorare su un copione solido, cosa che fece Monicelli in questo “Totò e Carolina”, lo si accusava di aver vilipendiato l'autorità costituita a causa di un'interpretazione eccessivamente realista che, unita alla percezione (poco 'seria') che il pubblico aveva del suo nome, rappresentava un vero insulto. Insomma, come faceva faceva sbagliava, e per fortuna che ci ha pensato il tempo a restituiuirgli la posizione che merita nella Storia. A dirla tutta, con “Totò e Carolina” non fu solo il De Curtis ad essere affettuosamente ricevuto a sprangate. Siamo infatti di fronte a u n'opera trattata dalla censura (=dalle autorità dell'epoca) alla stregua di un atto criminale. Monicelli ebbe dapprima la sceneggiatura respinta, quindi una volta modificata e così portata in scena, fu il prodotto finito ad essere rigettato più volte, trovando alla fine luce verde solo dopo pesantissimi tagli e modifiche, e persino allora tale 'luce verde' venne solo concessa a condizione di introdurne la proiezione in sala col seguente messaggio in sovrimpressione: «Il personaggio interpretato da Totò in questo film appartiene al mondo della pura fantasia. Il fatto stesso che la vicenda sia vissuta da Totò, trasporta il tutto in un mondo e su un piano particolare. Gli eventuali riflessi nella realtà non hanno riferimenti precisi, e sono sempre riscattati da quel clima dell'irreale che non intacca minimamente la riconoscenza e il rispetto che ogni cittadino deve alle forze di Polizia». Superfluo ogni commento. Il film era nato da un'idea dell'immenso Ennio Flaiano, sceneggiata poi da Age, Scarpelli, Rodolfo Sonego e Mario Monicelli, con quest'ultimo impegnato anche in veste di regista. Protagonista è l'agente di polizia Antonio Caccavalle che, a caccia di una promozione, eccede di zelo arrestando durante una retata a Villa Borghese Carolina, una povera ragazza di paese la cui unica colpa era quella di transitare da quelle parti. Per sua somma sfortuna la ragazza tenterà il suicidio in questura e il commissario, preoccupato in fondo solo di salvare la propria carriera, gli ordina senza mezzi termini di riaccompagnare (deportare?) con responsabilità a suo carico Carolina al paese d'origine. L'on-the-road che ne segue è un riuscito mix fra comicità e spietata analisi sociale. Totò è come di consueto immenso e da vita qui a un personaggio a tutto tondo. Lo aiutano in ciò la brava coprotagonista Anna Maria Ferrero e le ottime spalle Arnoldo Foà, Maurizio Arena e Gianni Cavalieri. Tornando alle disavventure con la censura ci tengo ad aggiungere un ultimo dato: le riprese del film si conclusero nel gennaio 1954, il film riuscì finalmente ad uscire in sala solo nel marzo 1955. Contemporaneamente (dal 10 febbraio 1954 al 6 luglio 1955, per essere precisi) sedeva alla guida del governo tale Mario Scelba, uno dei leader DC più reazionari e oscurantisti di sempre, e quasi certamente (almeno) in questo caso novello Savonarola. Ma anche con lui ci ha pensato lo scorrere del tempo ad assegnargli il giusto posto nella Storia: l'oblio!

 

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