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Equals

Regia di Drake Doremus vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su Equals

di alan smithee
7 stelle

72° FESTIVAL DI VENEZIA - CONCORSO

In una società orwelliana di un futuro non lontanissimo, in cui il progresso umano ha permesso di debellare malattie come il cancro, la società ha imparato a tenere a bada le proprie pulsioni annullando ogni desiderio sessuale e vietando ogni tipo di contatto fisico tra individui.

Costoro, nella fattispecie dei personaggi che ci vengono presentati, si ritrovano a vivere in un complesso autonomo perfetto ed asettico, dalle linee architettoniche avveniristiche ma controllate ed avvolgenti, dove l'ordine e l'efficienza sono la regola e la costante, e dove in appartamenti cubici l'arredo si compone a richiesta fuoriuscendo da pareti mobili a comando..

La minaccia che tuttavia incombe su quella umanità in pace controllata, è la tendenza a venire contagiati da una malattia che annienta l'apatia sessuale ed emozionale che ormai regna tra i più: come se l'istinto naturale tentasse di riappropriarsi di anime rese sterili da un processo di purificazione che inebetisce e rende tutti come automi efficienti e privi di pulsioni emozionali.

Tutti coloro che si sentono afflitti dai sintomi di quello che sembra assumere le vesti di un vero e proprio contagio, devono farsi visitare e curare, se del caso farsi internare in una struttura apposita, il covo, il cui ultimo stadio della malattia, dalla forma inevitabilmente degenerativa, viene affrontato con un abbattimento dell'individuo, in attesa che un nuovo farmaco appena generato ma ancora a livello sperimentale, possa essere applicato ai malati, a quanto pare facendone recuperandone completamente la salute.

Quando il giovane Silas si riconosce affetto dal morbo, e scopre che la coetanea collega Nia è una malata “nascosta”, che simula da diverso tempo uno stato di salute invece compromesso, i due progettano, con l'aiuto di un gruppo di dissidenti strategicamente posizionati, di fuggire da quel mondo fasullo per rifugiarsi in un'isola dove la vita appare ancora allo stadio primordiale, e dunque piena di incognite e pericoli, ma governata dall'istintività e dall'emozione, caratteri ormai severamente banditi e ritenuti lesivi della pace e del progresso ragionato della società.

Il giovane regista californiano Drake Doremus dirige un enigmatico ed elegante thriller fantascientifico dalle seducenti ambientazioni cuneiformi che ci ricordano un pò il bel Gattaca di qualche decennio orsono. La storia rischia di adagiarsi, nel suo incipit, nei terreni poco fertili degli innumerevoli blockbuster seriali tratti dai bestsellers horror-fantascientifici che oggi vanno per la maggiore, (e pure la pur lodevole giovane interprete Kristen Stewart sembra inizialmente costituire una minaccia in tal senso, proprio lei reduce dalla devastante saga vampireco-lupesca di Twikight che tutti conosciamo e in parecchi rifuggiamo con la massima convinzione, per non parlare di Hunger Games, The Labirinth ecc. ecc.) ma per fortuna la storia vira su binari meno scontati e più autoriali, attingendo, nello sviluppo della vicenda, anche dalla tragedia classica shakespeariana, in un finale intelligente e neppure troppo scontato, condizionato dagli scherzi amari e tragici del destino, che anzi ha il merito di allontanare alcune riserve che l'incipit ci aveva indotto a far nostre.

Una direzione elegante inoltre utilizza scenografie post moderne ed essenziali molto asettiche e una bellissima fotografia che privilegia le tinte tenui, elementi che insieme contribuiscono a rendere alla perfezione il clima da incubo controllato con cui è stata domata e ridotta a poca cosa la fiamma del sapere e dello scoprire dell'individuo: una forza sopita da tempo che tende ora nuovamente ad alimentarsi del potere emozionale dell'individuo per permettere al singolo che vi si lascia catturare, di vivere nuove esperienze e di conoscere, progredendo e soprattutto desiderando. Circostanza ora interdetta, in quanto interpretata come una nuova minaccia mondiale: la peste di una nuova era per un'umanità ridotta allo stato di un ammasso di cloni obbedienti ed efficienti ma monocordi e vuoti.

Una fantascienza cerebrale che a tratti avvince senza dover ricorrere a ricostruzioni milionarie, coaduvata nella sua soddisfacente riuscita da due attori protagonisti giovani, belli ed affiatati come Nicholas Hoult, lanciatissimo in queste ultime stagioni, e la sempre eterea Kristen Stewart.

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