Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Subbuglio nelle cancellerie internazionali alla vigilia della crisi dei missili a Cuba: un agente russo defeziona e passa agli americani, un agente francese cerca di scoprire cosa succede nell’isola caraibica e poi smaschera una rete di spie infiltrate nelle alte sfere del suo paese. L’ultimo thriller spionistico di Hitchcock è probabilmente il punto più basso della sua carriera: una goffa giustapposizione di storie staccate l’una dall’altra, con una messa in scena piatta e interpretazioni anonime (tolti Piccoli e Noiret, che però hanno poco spazio). Non è verosimile che il simil 007 francese, puttaniere ma devoto alla moglie (che peraltro lo cornifica a sua volta), passi il tempo a lavorare per conto degli americani. Ancora meno digeribile il sottofondo ideologico: Hitchcock ricalca il già poco riuscito Il sipario strappato e ne accentua i toni propagandistici, addirittura rimproverando velatamente gli europei di non essere abbastanza proni verso la politica estera USA; la raffigurazione caricaturale dei barbudos castristi, poi, sarebbe andata bene per Il dittatore dello stato libero di Bananas. Pochissime le scene nelle quali si riconosce il tocco dell’autore: forse solo una, quella del furto della valigetta nello studio del ministro cubano. Un film indifendibile, pur con tutta la buona volontà.
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