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Tiro al piccione

Regia di Giuliano Montaldo vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Tiro al piccione

di axe
6 stelle

Nel 1943, all'alba della Repubblica Sociale Italiana, Marco Laudato, un giovane non ancora ventenne, si arruola nell'esercito fascista. Rimasto ferito in battaglia, ottiene la promozione a sergente. Durante la convalescenza, si lega ad Anna, un'infermiera volontaria, con la quale intraprende una sfortunata relazione. Altrettanto sfortunata e' la sua avventura tra le fila dei repubblichini; negli ultimi giorni di guerra, e' costretto ad arrendersi ai partigiani. Questo film di Giuliano Montaldo descrive la guerra civile in Italia osservata dal "lato" dei combattenti della Repubblica Sociale. Il regista racconta di quali motivi spinsero molti ad arruolarsi in tali milizie; tra essi, fede nell'ideologia fascista, delusione per gli eventi connessi all'armistizio, puro spirito di avventura e ribellione. Racconta le loro attivita', consistenti in azioni di guerriglia antipartigiana e controllo del territorio, pur con la scarsa considerazione degli alleati , i tedeschi occupanti; mostra la vita "di caserma", ma anche la repressione contro le popolazioni dei luoghi ove queste truppe sono di stanza. Infine, racconta la fine dell'"illusione". Gli ultimi giorni di guerra vedono uno sbandamento generale. Qualcuno non sopravvive al mutare delle prospettive; qualcun altro, inizia ad adattarsi. Il protagonista, Marco, e' un giovane tenace e motivato, ma anche, a cagione dell'eta', molto immaturo. Vive di illusioni, che vede crollare una dietro l'altra. La donna con la quale ha cercato di instaurare un legame esclusivo, ha ben altre idee; pertanto il loro rapporto non ha futuro; l'effimera entita' statale della Repubblica Sociale, sotto la quale bandiera serve, si dissolve con la morte di Mussolini e la fine dei combattimenti. Marco non ammette alcuna debolezza o possibile legame con gli avversari, i partigiani; eppure, pur di aver salva la vita, e' a loro che deve arrendersi. Essendo questo uno dei pochi film che racconti la guerra dalla parte degli sconfitti - per altro a neppure vent'anni dagli eventi - ci si chiede se il regista si schieri. Giuliano Montaldo non prende una posizione precisa; rimane ondivago. Non nasconde gli orrori della guerra civile; pone nitidamente in evidenza la durezza delle rappresaglie contro civili inermi ed intervalla la narrazione con brevi descrizioni degli eventi bellici e delle tragedie ad essi connesse. Non manca, pero', di mostrare l'umanita' di molti tra i combattenti repubblichini, imputando loro e - in particolare, al protagonista - un unico errore, quello di aver scelto la patria "sbagliata". Il ritmo della narrazione e' lento. Le sequenze di combattimento sono brevi e mosce. Molto spazio e' dato alle fasi della vicenda sentimentale, di cui l'evoluzione e' facilmente prevedibile; altrettanto spazio alla descrizione della vita di caserma e delle interazioni tra i combattenti repubblichini. Tra gli attori, ho apprezzato Jacques Charrier nelle vesti del protagonista e Sergio Fantoni nel ruolo del fanatico e spietato ufficiale Nardi. Questo film non mi ha entusiasmato ne' per trama, ne' per interpretazioni, ne' per sceneggiatura. Apprezzo, pero', il coraggio del regista nel voler affrontare una tematica complessa ed ancora oggi "divisiva", nonche' l'aver realizzato, per quanto possibile, una trattazione oggettiva.

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